Partirei da un fatto, ritengo indiscutibile, del passaggio che stiamo attraversando. In qualunque modo la si pensi, l’introduzione della forma di governo presidenziale e il passaggio alle regioni di vaste competenze in tema di diritti fondamentali, ci consegnerebbe ad una nuova Repubblica, si abbandonerebbe l’orizzonte dei governi parlamentari e dello Stato delle autonomie locali ispirate ad un principio solidaristico, così come disegnato dai padri costituenti.

La volontà di stravolgere definitivamente l’assetto costituzionale è stata peraltro dichiarata ad alta voce, nei programmi dei partiti, e lo sentiamo ripetere nelle dichiarazioni esplicite dei leader: è stato detto che presidenzialismo e autonomia differenziata rappresentano i due principali obiettivi che si vogliono raggiungere in questa legislatura. Obiettivi, peraltro, da tempo rivendicati dalle forze oggi al governo, perseguiti con coerenza rispetto alle culture e alle visioni politiche della destra e della lega. Per queste forze una conquista storica, ove ottenessero questo risultato. E per noi, per chi si riconosce ancora nei valori della Costituzione? Anzitutto direi che per questi si tratta di una sfida alla propria coscienza. Siamo stati avvertiti, domani non si potrà dire «non lo sapevo». In caso, si dovrà ammettere che, pur se si era consapevoli di quel che ci si doveva aspettare, non si è stati in grado di impedirlo; sperando di non dover invece confessare che non si è fatto nulla per evitarlo, neppure quel poco che si poteva fare…

… Nel contesto italiano si assegna un fondamentale ruolo di garanzia politica della Costituzione alla presidenza della Repubblica. Un compito che si è rivelato sempre più spesso risolutivo, soprattutto nelle ricorrenti fasi di lacerante crisi del sistema politico. Ora, è un fatto che, qualunque sia la scelta sul tipo di presidenzialismo e gli effettivi poteri assegnati ai singoli organi costituzionali, un Presiedente eletto verrebbe trasformato nel titolare di poteri di governo, e non sarebbe più un garante.

Pongo dunque la domanda decisiva alla quale non dobbiamo sfuggire. Possiamo in questa fase di debolezza dei soggetti politici ed istituzionali rinunciare all’unico organo realmente autorevole di salvaguardia degli equilibri costituzionali attualmente operante? Non a caso è stato detto che, subito dopo la riforma, Mattarella dovrebbe dimettersi per lasciare il posto a ben altra figura, di tutt’altra natura. Possiamo permettercelo?

È vero, la nostra costituzione è da attuare. Iniziamo però dai diritti delle persone e non dai poteri delle regioni in lotta tra loro. Evitiamo di eleggere capi, pensiamo invece a dare forma al parlamento bistrattato. In questo quadro, il sindacato credo che debba esercitare un ruolo decisivo per la salvaguardia dei diritti dei lavoratori in tutto il territorio nazionale.

Gaetano Azzariti è presidente dell'Associazione "Salviamo la Costituzione: aggiornala non demolirla"