Senza dubbio, i veri complotti esistono. Alla Volkswagen hanno complottato per falsificare i collaudi sulle emissioni dei motori diesel. La National security agency (Nsa) degli Stati Uniti ha segretamente spiato molti utenti di Internet. L’industria del tabacco ha ingannato i consumatori e l’opinione pubblica riguardo agli effetti del fumo sulla salute. Siamo venuti a conoscenza di questi complotti grazie a documenti interni all’industria, indagini dei governi o rivelazioni d’informatori interni (noti anche in italiano col nome inglese di whistleblower).

I veri complotti quindi esistono, ma raramente sono scoperti utilizzando i ragionamenti dei complottisti. In effetti, i veri complotti si scoprono ragionando in modo più equilibrato e convenzionale, fondato su un sano scetticismo nei confronti delle versioni ufficiali, l’attento esame delle prove fornite e un impegno a restare coerenti. Il pensiero complottista, invece, è caratterizzato da iperscetticismo verso qualunque tipo d’informazione che non concordi con la teoria, un’interpretazione forzata dei fatti a sostegno della teoria preferita e mancanza di coerenza.

L’amplificazione del complotto attraverso i social media
I social media costituiscono un mondo in cui ognuno potenzialmente ha la capacità di raggiungere tanti ascoltatori quanto i media dominanti. La mancanza dei tradizionali controlli delle informazioni in uscita, come invece avviene per i giornali, è una delle ragioni dell’ampia e rapida diffusione in Internet e sui social della disinformazione spesso tramite falsi profili o bots. Si è osservato che sono i ‘consumatori’ di teorie del complotto i più inclini a preferire e diffondere post complottisti nei social. 

Abbiamo affrontato con il divulgatore scientifico Barbascura X di come anche in Italia le teorie del complotto scientifiche interessino milioni di persone (leggi qui).

Vademecum sulle teorie del complotto 
Con la pandemia abbiamo assistito a un aumento di teorie del complotto dannose e fuorvianti, diffuse principalmente online. Per fronteggiare quest’emergenza informativa è intervenuta perfino la Commissione Europea. La convinzione che alcuni eventi o situazioni siano manipolati in segreto dietro le quinte da potenti forze con l'intento di nuocere si basa su sei punti ricorrenti:
1. Un presupposto complotto segreto;
2. Un gruppo di cospiratori;
3. “Prove” che sembrano confermare la teoria del complotto;
4. Viene ingannevolmente suggerito che nulla accade per caso e che non esistono coincidenze; nulla è come sembra e tutte le cose sono collegate tra loro;
5. Si divide il mondo in buoni e cattivi;
6. Si individua un capro espiatorio in persone e gruppi.

Perché le teorie del complotto piacciono?
Spesso sembrano offrire una spiegazione logica a eventi o situazioni difficili da capire, infondendo la falsa sensazione di riuscire a controllare e dominare gli eventi. L'esigenza di chiarezza aumenta in periodi d'incertezza, come quello della pandemia. Non a caso le teorie del complotto hanno come bersagli principali la scienza, le istituzioni e le minoranze che ordiscono trame verso il gruppo dominante.

Perché diventano virali?
Le teorie del complotto iniziano spesso come sospetto. Ci si chiede a chi giovi l'evento o la situazione, e così si individuano i cospiratori. Poi si manipolano le eventuali “prove” in modo che confermino la teoria. Una volta che hanno preso piede, le teorie del complotto possono diffondersi rapidamente. Sono difficili da confutare perché chiunque ci provi viene considerato complice del complotto. Le teorie del complotto vengono diffuse per diverse ragioni. Molti ritengono che siano vere. Altri cercano deliberatamente di provocare, manipolare o attaccare persone per motivi politici o finanziari. Attenzione: possono provenire da molte fonti, ad esempio Internet, amici, parenti.

Come gestire i complottisti? 
Molti complottisti sono profondamente convinti delle loro tesi, la loro vita e la loro visione del mondo ruotano attorno a esse. Prima di affrontare un complottista bisogna sapere che qualsiasi argomento che proverà a mettere in discussione la sua teoria del complotto può essere considerato una prova del fatto che la persona che ha davanti partecipi al complotto stesso, rafforzando così le sue convinzioni. È anche probabile che la persona non creda a una singola teoria del complotto ma a un ventaglio di esse, e che sarà prontissimo a battersi fino alla fine in difesa delle proprie convinzioni.

Quindi cosa possiamo fare per interagire con persone che credono fermamente a una teoria del complotto? La Commissione europea fornisce alcune semplici ma necessari accorgimenti, perché la derisione e lo scontro non sono la giusta cura in queste situazioni:
- Incoraggia domande e un dibattito aperto;
- Chiedi informazioni dettagliate sulla teoria per stimolare l'autoriflessione;
- Cita teorici del complotto pentiti, che in passato avevano sostenuto la stessa teoria;
- Sii cauto e affronta il tema utilizzando un ampio ventaglio di fonti;
- Non mettere in ridicolo nessuno. Cerca di capire le ragioni delle convinzioni dei tuoi interlocutori;
- Mostra empatia. Spesso il tuo interlocutore vive realmente in preda alla paura e all'ansia;
- Procedi gradualmente. Concentrati su singoli fatti e su una logica lineare, senza cercare di coprire ogni dettaglio;
- Non insistere troppo, una pressione eccessiva potrebbe suscitare l'ostilità dell'interlocutore;
- Lasciagli il tempo per riflettere e poi riprova.

Come possiamo agire invece se vediamo una teoria del complotto? 
Se sei certo di aver individuato una teoria del complotto, non ignorarla ma reagisci. Ecco alcuni suggerimenti: 
- Sui social media il consiglio è di “non” condividere il post e di commentare fornendo informazioni verificate:
- Su siti web e blog il consiglio è di “non” condividere, non dare spazio alla notizia falsa. Contatta invece l'autore o il web manager fornendo informazioni verificate e chiedi loro di rettificare;
- Su un giornale, inutile a ripetersi, occorre “non” condividere. Contatta il giornale chiedendo del comitato di redazione; inoltre, si può contattare il consiglio della stampa locale/nazionale o il garante per la stampa.