Abbiamo prodotto vaccini in tempi rapidi, lo Stato ha dato aiuti e ha provato a dare regole. Ora abbiamo davanti il più grande piano di investimenti della storia dal Piano Marshall che conta 235 miliardi. Quindi lo Stato ha fatto lo Stato, a volte sbagliando sia chiaro ma abbiamo davanti una ripartenza ben sostenuta. Cosa va storto quindi? Perché abbiamo piazze che si affollano di manifestanti e circa 6 milioni di italiani non hanno fatto neanche la prima dose del vaccino?

TUTTO INIZIA CON LA POST-VERITA'

Ogni anno l’Oxford Dictionary, una Treccani ma internazionale e ancora più prestigiosa, elegge la parola dell’anno ovvero il termine più usato o che meglio definisce l’annata. Il 2021 è l’anno di “Vax” perché le parole relative ai vaccini sono chiaramente aumentante nelle nostre conversazioni e nel lessico generale. Ma facciamo un passo indietro. Il 2016 se vi ricordate era l’anno dell’elezioni di Trump e della brexit inglese. Ecco, la parola di quell’anno era “post-truth” ovvero post verità.

La post-verità è pericolosa. Descrive l'atteggiamento non solo e non tanto di chi dice il falso (es: la terra è piatta), ma di chi considera alla stregua di un optional la differenza tra ciò che è vero e ciò che non lo è (il terrapiattismo è una teoria e va rispettata al pari di chi dice che la terra è sferica). Non importa quindi se una fonte è verificata, in questo caso con il metodo scientifico, o meno. Il tutto viene amplificato nell’era del web 2.0 (quella dall’avvento dei social in avanti) a una potenza indescrivibile colpendo tutto e tutti.

Sia chiaro che anche il concetto di realtà cambia. La perdita di autorità delle istituzioni e dei corpi intermedi (Stato, partiti, chiesa e famiglia) non aiuta per niente. La terra piatta ci fa ridere (3 milioni di italiani ci credono) ma cosa succede se viene messo in discussione la validità di una cura globale come il vaccino? Il pericolo della post-verità è che quando non esiste più nessun criterio per distinguere i discorsi validi da quelli meno validi o assurdi c’è il cortocircuito, si passa alla società irrazionale dove vale davvero tutto. Il rischio è che si possono imporre le idee dei soggetti più organizzati o aggressivi a svantaggio anche del metodo scientifico.

È la società irrazionale, bellezza
Dalla post verità alla società irrazionale. L’ultima analisi del Censis sulla società italiana pubblicata nel dicembre 2021 è una miniera d’oro. Ci aiuta a capire non solo quali sono i dubbi (tanti) e paure (anche troppe) degli italiani oggi in particolare cosa pensano del covid e del futuro. Ma andiamo con ordine. Il 31,4% degli italiani pensa che il vaccino sia un farmaco sperimentale e che quindi stanno facendo da cavie, il 10,9% sostiene che il vaccino è inutile e inefficace infine per il 5,9% (cioè circa 3 milioni di persone) il Covid semplicemente non esiste. Il 12,7% degli italiani pensa che la scienza provoca alla fine più danni che benefici. 

Le teorie del complotto spopolano
Conoscete quella teoria del complotto (appoggiata da Salvini e Meloni) per cui le ondate migratorie ci stanno portando alla “sostituzione etnica”? Bene ha contagiato il 39,9% degli italiani, con buona pace alla società aperta di Karl Popper e George Soros. Sono diffuse anche diverse tecno-fobie, ad esempio il 19,9% degli italiani pensa che la tecnologia 5G serva per il controllo mentale delle persone. Poi ci sono gli evergreen come il falso sbarco sulla luna che viene portato avanti dal 10% degli italiani fino a chi crede che la terra è piatta, il 5,8% del nostro paese.

La fiducia nello Stato? Non andiamo per niente bene
Per il 67,1% degli italiani esiste uno “Stato profondo”, cioè il potere reale è concentrato, in modo non pienamente democratico, nelle mani di un gruppo ristretto di potenti. L’irrazionale che oggi si manifesta nella nostra società non è semplicemente una distorsione legata alla pandemia, ma ha radici socio-economiche profonde. Dalla rabbia per le aspettative personali mancate (grazie capitalismo) si passa al rifiuto della razionalità e a tutto quello che abbiamo sempre considerato come progresso e benessere: la scienza, la medicina, i farmaci, le innovazioni tecnologiche. Ciò dipende dal fatto che siamo entrati nel ciclo in un circolo vizioso di bassa marea: crescita economica ridotta o nulla, quindi ridotti ritorni in termini di gettito fiscale, conseguentemente l’innesco della spirale del debito pubblico, una diffusa insoddisfazione sociale e la ricusazione del paradigma razionale del capitalismo. La fuga nell’irrazionale è l’esito di aspettative soggettive di benessere insoddisfatte che ci erano state date per certe.

L'insicurezza sul futuro è dovuta a lavoro povero e precarietà
Anche se siamo ora nel momento della vera ripartenza c’è la convinzione che rinunce, sacrifici e investimenti personali non porteranno lo stesso a un futuro migliore. Solo il 15,2% degli italiani ritiene che dopo la pandemia la propria situazione economica sarà migliore. Per la maggioranza (il 56,4%) resterà uguale e per un consistente 28,4% peggiorerà. La globalizzazione e il neoliberismo ci hanno resi più poveri e precari, in particolare in Italia. Negli ultimi trent’anni siamo l’unico paese Ocse in cui le retribuzioni sono diminuite: - 2,9% rispetto ad esempio al +276,3% della Lituania, il primo paese in graduatoria. Il paradosso è che lavorare in Italia rende meno rispetto a trent’anni fa e siamo l’unica economia avanzata del mondo dove questo è successo.

LAVORO POVERO 
In Italia un quarto dei lavoratori totali ha una retribuzione individuale bassa. Almeno un lavoratore su dieci (ma ci sono stime ancora più pessimistiche) si trova in situazione di povertà, cioè vive in un nucleo con reddito netto equivalente inferiore al 60% della mediana (11.500 euro annui in base ai valori del 2018).  C’è molta insoddisfazione e risentimento. Il 65,2% ritiene di meritare di più dalla vita e si sale quando si parla del lavoro, è così per l’82,3% degli italiani. Qui si originano le inquietudini della società irrazionale: il 69,6% degli italiani si dichiara molto irrequieto pensando al futuro ma si sale si parla dei giovani.

È UN PIRATA L'UOMO CHE PUO' DARCI LE RISPOSTE


Se Piero e Alberto Angela sono le istituzioni della divulgazione scientifica per la Generazione X (i nati tra il 1965 e il 1980) e dei Millennials (anni 1980-1996) per i giovanissimi della Generazione Z (1996-2010) è Barbascura X l’uomo di scienza più seguito che con uno stile da pirata riesce a rendere semplici e divertenti i temi complessi della scienza. Vincitore del Premio Nazionale Divulgazione Scientifica 2020. Il suo nome non è pubblico, di lui sappiamo solo che è originario di Taranto ed è un chimico organico con una prestigiosa carriera accademica all’estero che unisce a quella di divulgatore scientifico con diversi libri e programmi TV. Ma è sui social e in particolare su youtube dove la sua “ciurma” lo segue maggiormente, infatti ha realizzato uno dei canali più seguiti in Italia con 710.000 iscritti. Il suo video dove intervista la piazza di negazionisti del covid a Roma nel 2020 (una delle prime piazze covid scettiche dove venne picchiato il giornalista Saverio Tommasi) ha raggiunto ad esempio 3,5 milioni di visite, per intenderci, supera lo share serale medio di Rai1. Negli ultimi anni infatti si è occupato in particolare di smontare le fake news scientifiche e i falsi miti dei no vax, per questo è finito più volte nel mirino di gruppi organizzati.  

La tua collega Antonella Viola è ora sotto scorta per le minacce ricevute dai No Vax, quanto è pericoloso oggi parlare di scienza?
Sembra assurdo, a tratti ridicolo, ma oggigiorno lo è. In particolare in certi contesti. Oggi mi sento di azzardare che la situazione si stia tutto sommato stabilizzando. Fanno rumore, ma quando parliamo di No Vax parliamo comunque di una minoranza. Ad essere precisi, la minoranza che sta principalmente subendo le conseguenze della pandemia (anche se tutti quelli che non possono ricevere cure perché il loro posto è stato occupato non sono da meno). A inizio 2020 la situazione era molto più fuori controllo. Il web sembrava essersi trasformato in una latrina, ed in quel contesto parlare di scienza e dati era qualcosa di estremamente sovversivo. Non esistevano vaccini anticovid, ma c’erano già No Vax che parlavano di microchip e Bill Gates. Era surreale. Per farvi un esempio, essendomi macchiato del reato di aver sottolineato che non ci fosse alcuna correlazione razionale tra una radiazione 5G ed un virus, ho subito per mesi messaggi di odio e attacchi personali da parte di gente esaltata a cui sembrava avessi insultato la mamma. Qualcuno ha provato addirittura a scoprire e rendere pubblico dove vivessi, in modo da venirmi “a salutare”. Ero combattuto tra tenerezza, imbarazzo e rassegnazione.

I dati del Censis fanno oggettivamente un poco paura, 3 milioni di persone non pensano esista un virus mortale oggi in Italia ma non è che in realtà le persone che hanno davvero paura sono proprio i membri della società irrazionale?
È un fenomeno complicato quanto umano. Ogni volta in cui ci si trova dinanzi a un’emergenza ci si sente con le spalle al muro. Lì intervengono dinamiche primitive di sopravvivenza. Negazione, schieramento e perdita di obbiettività ne fanno da padrone. Spesso queste persone si scelgono un proprio personalissimo guru che svolge il ruolo di mercante del dubbio. Il dubbio è consolatorio, perché finché esso esiste non si corrono pericoli. E sì, tutto nasce da una paura inconscia verso qualcosa che non si capisce e non si controlla.

Tu dialoghi spesso con gli “irrazionali” che sia una piazza di novax o un convengo di terrapiattisti. Cosa emerge di più da questi dialoghi?
La cosa più disarmante è il riscontrare che non ci sia una vera e propria comunità. Queste persone non sono legate dalle idee coerenti, ma da un generico “essere contro”. C’è qualcuno da qualche parte che ti sta fregando. C’è qualcosa che non ti stanno dicendo e tu, proprio tu, l’hai capito. Casomai mentre giravi il sugo. Non importa chi sia o cosa sia l’oggetto del complottone, l’importante è essere convinti che ci sia. In questo modo ci si ritrova in una narrazione in cui chi dubita è il vincitore, “perché non si fa fregare”. Ci si ritrova in un mondo distopico di dissonanza cognitiva in cui i protagonisti della storia sono la vera élite illuminata, rivoluzionari ed eroi che combattono per la verità. Ovviamente questo produce racconti di un mondo iper-semplificato e a tratti cartoonesco che farebbe ridere se non ci fossero così tanti individui che ci credono ciecamente. Oggi è lecito avere paura. Non paura delle persone, ma dell’irrazionalità e a cosa potrebbe portare. L’unico limite, alle volte, è la fantasia.

Torniamo seri. Nel 1973 a Napoli la gente correva e faceva letteralmente a pugni per avere inoculato prima il vaccino contro il colera, oggi invece abbiamo 6 milioni di italiani che non hanno nemmeno la prima dose. Sono passati 40 anni, come te lo spieghi?
I vaccini non sono mai piaciuti a livello concettuale. La gente visualizza un ago che penetra nella pelle e inietta una sostanza direttamente nel proprio corpo. Questo fa senso, e viene associato ad un maggiore livello di pericolo rispetto ad una pasticca, uno sciroppo o una supposta. Lo dico da anni: meno vaccini e più supposte! Risolveremmo per sempre il problema degli scettici.

Pensi sia responsabilità della comunità scientifica che magari ha perso autorevolezza oppure sono le persone ad essere cambiate così tanto? Scienza, politica, capitale, persone chi ha secondo te la responsabilità più grande rispetto a questa situazione?
C’è molta confusione in merito. La comunità scientifica è costituita da ricercatori che hanno un unico scopo: fare scienza. Si lavora, chi in laboratorio, chi davanti a un monitor, ma il fine è accumulare conoscenza e rendere i dati disponibili a tutti. Comunicare questi dati a “non addetti ai lavori” è compito di altri. Sarebbe compito dei “divulgatori scientifici”, se solo qualcuno si ricordasse che esistono. La verità è che buona parte del disastro comunicativo è avvenuto a causa della continua ricerca di scoop e like. La “voce fuori dal coro” tira più di un pelo di spike, che tu sia Rosetta da Chieti o l’esimio professore di un settore sbagliato che si ritrova interpellato per il proprio parere. Ormai, qui, è far west.

Domanda diretta. Quanto tempo serve per creare una fake news scientifica e quanto invece per smontarla? Sembra ci sia un tasso inversamente proporzionale, quanto è facile mettere in dubbio la scienza e quanto invece è complicato ristabilire la verità scientifica.
Sarò felice di illustrarti la teoria della “montagna di merda”. Vorrei poterti dire che l’ho ideata io, ma non sarebbe vero.
Sparare cose a caso senza preoccuparsi minimamente di cercar prove o dati a supporto dei propri deliri (o nel miglior dei casi senza preoccuparsi della validità dell’informazione, motivo per cui ti senti un idolo se come prova hai trovato un articolo uscito su un quotidiano indipendente della scuola Pin Ping di Ciuncinciang nella profonda giungla malese), è estremamente semplice! Al contrario, a chi dovrebbe verificare l’entità di tale boiata è richiesto un lavoro immenso. Insomma, la teoria della montagna di merda afferma che evacuare è facile, spalare e scoprire cosa farne di tutta questa merda è difficile. Non solo, lo sterco prodotto è indubbiamente troppo rispetto a quanto tu ne possa spalare. Per di più, poiché per dar fiato ai propri deliri non è richiesta alcuna competenza (perché alla base del fenomeno c’è una convinzione di essere tuttologi), si finisce per fondere e confondere dati di statistica, fisica, chimica, biologia, politica, economia, ecc. Tu che dovresti verificare tali affermazioni, e che tuttologo non sei, dovresti quindi interpellare esperti di tutti questi settori. Insomma, in alcuni contesti spalare è inutile. Godiamoci la vista di questo enorme simulacro marrone e arrendiamoci alla consapevolezza di stare venendone sepolti.

Per te è giusto che le piattaforme social blocchino e censurino i gruppi di novax?. Qual è il confine tra libertà di espressione e propaganda da procurato allarme?
Sono molto combattuto a riguardo. Amo il web per la sua libertà di espressione, e amerei vederla preservata in ogni sua forma. Purtroppo è pur vero che più la nostra società si evolve digitalmente, e più dovremmo smettere di pensare a quella come la terra di nessuno. In una società normale sarebbe il buon senso a fare da padrone, ma oggi sperare nel buon senso è come sperare nell’arrivo degli unicorni.

Il governo negli ultimi quindici giorni ha promulgato tre decreti leggi che trattano temi complessi tutti inerenti norme anticontagio. Questo ha generato parecchio caos. Non sempre il Governo sembra seguire le indicazioni dei medici anche durante la pandemia – pensiamo al procastinare l’obbligo vaccinale per tutti per esempio – è sempre stato così nella storia?
Sempre. E’ pur sempre politica. Ci sono cose che a quanto pare sono troppo divisive per essere attuate con leggerezza, per quanto siano materia di salute pubblica. Anche i consigli scientifici sono cambiati, per carità, ma molti non capiscono che accumulare informazioni fa proprio parte del processo scientifico. Oggi sappiamo molte più cose rispetto a inizio pandemia, quindi la posizione della comunità scientifica si è modificata su alcuni aspetti. Lo ammetto, non invidio chi ha dovuto prendere delle decisioni in un simile periodo storico, anche perché siamo tutti d’accordo sul fatto che si potesse fare molto ma molto di meglio.

Domanda su di noi. Il ruolo di un sindacato in questa partita, cosa può fare una organizzazione da 5 milioni di iscritti come la Cgil per dare una mano?
Quel che state già facendo: continuare a sensibilizzare. Sarò un sognatore, ma continuo a sperare negli unicorni del buonsenso.

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