Più libri, anche se non ancora del tutto liberi. Il secondo anno pandemico dell’editoria italiana si conclude col ritorno della Fiera dedicata esclusivamente agli editori indipendenti e di piccole e medie dimensioni, il tradizionale appuntamento romano, che il nome comunque non l’ha modificato: Più libri più liberi, e che in occasione del suo ventennale sceglie proprio il tema della “libertà”. L’anno scorso la Fiera non si era tenuta, quest’anno sì, ed è in pieno svolgimento alla Nuvola dell’Eur, con centinaia di presentazioni, decine di autrici e autori. Il mondo del libro si misura la temperatura, toglie il termometro, scopre di non essere febbricitante e, per autodiagnosticarsi, ricorre a un lemma un po’ abusato ultimamente, ossia “resilienza”. Potremmo dire anche: tenuta, argine e, perché no, resistenza. Sfruttiamo l’occasione di Plpl per mettere a fuoco due o tre indicazioni sulle condizioni del settore, adoperando i dati messi a disposizione dall’Aie (l’Associazione italiana editori). 

I piccoli non hanno la febbre?
La media e piccola editoria in Italia è cresciuta nel 2021 più della media del mercato (più 25 per cento) e oggi ha una quota di venduto del 45 per cento nei canali trade (librerie e grande distribuzione), in crescita di un punto percentuale rispetto al 2020 e di due sul 2019. Questi i numeri presentati il 4 dicembre a Plpl. Numeri che "mostrano un'estrema effervescenza - ha spiegato il presidente dell'Aie Ricardo Franco Levi -, con indici di crescita significativi per i piccolissimi editori, con vendite a prezzo di copertina sotto il milione di euro, e per quelli più grandi, con vendite tra 10 e 25 milioni". 

La ricerca presentata dall'Aie, e illustrata da Giovanni Peresson, si concentra sulle case editrici con vendite di libri di varia (romanzi e saggi) nei canali trade fino a 25 milioni di euro annui a prezzo di copertina, escluse partecipate e controllate di gruppi editoriali. "Le case editrici in questa fascia sono 6.998 - si legge -, in crescita del 17 per cento sul 2020, e hanno venduto complessivamente 612,4 milioni di euro di libri, oltre 120 milioni in più rispetto al 2020". Nel 2021 le case editrici medie e piccole hanno una quota nei canali trade del 45 per cento: "Le vendite sono realizzate per tre quarti nelle librerie online e di catena (76 per cento), nel 24 per cento dei casi nelle librerie indipendenti".  L'Aie sottolinea come in due anni, tra 2019 e 2021, "il mercato sia cresciuto ai due poli estremi: le case editrici con vendite tra i 10 e i 25 milioni di euro sono passate da 3 a 12. Quelle con meno di un milione di euro di vendite sono passate da 5.698 a 6.901. Stabili le case editrici che vendono tra i 5 e i 10 milioni di euro (sono sedici), in lieve calo quelle con vendite tra 1 e 5 milioni (da 72 a 69). Le case editrici tra i 10 e i 25 milioni di euro, in particolare, negli ultimi due anni hanno visto crescere il loro venduto complessivo da 49,1 milioni a 172,2 milioni, quelle sotto il milione da 158,5 a 184,6 milioni". 

Gli editori più piccoli, con vendite sotto il milione di euro, generano un mercato complessivo di 185 milioni, in crescita del 18 per cento sul 2020. "Nel corso degli ultimi due anni questo particolare comparto si è consolidato: il mercato di chi vende tra 500 mila euro e un milione di euro è cresciuto del 24 per cento fino a 56,6 milioni, il mercato di chi vende tra i 300 mila e i 500 mila euro è cresciuto del 45 per cento fino a 34,7 milioni, il mercato di chi vende meno di 300 mila euro è cresciuto del 5 per cento fino a 93,7 milioni".  I piccoli e medi editori, però, continuano a diminuire. Un'altra sintesi dell'Aie ci ricorda che nel 2020 erano 4.748, il 2,2 per cento in meno rispetto all’anno prima. Soprattutto i piccoli, le imprese culturali che viaggiano sotto i 60 titoli annui, faticano: sono crollati del 14,7 per cento, ne sono rimasti solo 116. Un segnale tutt’altro che incoraggiante. Il settore inoltre dà lavoro a 8.590 persone (dal calcolo sono esclusi, però, collaboratori e consulenti).

Un 2021 col segno più
Passiamo ad analizzare lo stato di salute generale dell’editoria. Quindi grandi e piccoli insieme. Secondo l’Aie il 2021 si chiuderà bene. Se non altro per l’editoria di varia (ossia romanzi e saggi venduti nelle librerie e nella grande distribuzione). Le previsioni sugli undici mesi dell’anno fino a oggi, sull’andamento e sul confronto con 2019 e 2020, dicono che le vendite si aggirano tra i 1.656 milioni e 1.710 milioni di euro. Significa, commenta l’Aie, “una crescita tra il 12,6 per cento e il 16,3 per cento rispetto al 2020, secondo la simulazione dell’ufficio studi su dati NielsenIQ”. Dalla stima sono esclusi e-book e audiolibri. Per quanto riguarda il mercato complessivo, tra il 4 gennaio e l’11 novembre le vendite a prezzo di copertina sono state pari a 1.356 milioni di euro, in crescita del 22 per cento rispetto al 2020 e del 15 per cento rispetto al 2019. Sono 92 milioni di libri, in crescita del 25 per cento rispetto al 2020 e del 17 per cento rispetto al 2019. Ma il prezzo di copertina del venduto (14,67 euro) è in calo del 2,4 per cento rispetto al 2020 e dell’1,7 per cento rispetto al 2019.

Tra i canali di vendita, sostiene l’Aie in base a proprie rielaborazioni, avanzano le librerie online (43,5 per cento), come nel 2020 e in crescita rispetto al 30 per cento del 2019. Le librerie fisiche hanno il 51,5 per cento del mercato, la grande distribuzione (Gdo) il 5 per cento. “La crescita del mercato nel 2021, quindi – commentano gli editori –, è il frutto dei forti aumenti di vendite nelle librerie online (dai 329 milioni del 2019 ai 506 del 2020, per poi arrivare ai 590 di quest’anno) e del recupero delle librerie fisiche che dopo i 711 milioni di vendite del 2019 erano scese a 601 nel 2020 e adesso risalgono a 698. In lieve flessione la Gdo a 68 milioni di euro”.

Nel 2021 le novità pubblicate a stampa sono state 68.057, in crescita del 10 per cento rispetto al 2020 e in calo dell’1 per cento rispetto al 2019. Gli e-book sono stati 40.866, in flessione dell’11 per cento rispetto al 2020 e del 2 per cento rispetto al 2019. Tra i libri più venduti spiccano i romanzi delle autrici Stefania Auci e Valerie Perrin. Ma nei generi prevalgono i libri su giochi e tempo libero (+ 235 per cento), il fumetto (+ 188 per cento) e l’attualità politica (più 56 per cento).

Un 2020 internazionale e digitale
Dati più consolidati si evincono dal Rapporto sullo stato del libro nel 2020, presentato alla Fiera internazionale di Francoforte lo scorso ottobre. Qui due parole chiave sono “internazionalizzazione” ed “Europa”. La vendita di diritti a editori europei ha infatti trainato il libro italiano all’estero. Nel 2020 i titoli ceduti in Europa sono stati 5.914, l’8 per cento in più rispetto all'anno precedente, pari al 69 per cento del totale mondiale. L’Europa è quindi il primo mercato di sbocco. La Spagna ha acquistato 1.301 titoli italiani, la Francia 917, la Polonia 650, la Germania 591 e il Regno Unito 237. Complessivamente – si legge nel Rapporto dell’Aie – “la vendita di diritti è stata pari a 8.586 opere, + 0,2 per cento rispetto al 2019, pari al 12 per cento della produzione editoriale di novità”. Per capire il progresso: vent’anni fa, nel 2001, solo il 4 per cento dei titoli pubblicati trovavano interesse da parte delle case editrici straniere. Un risultato, rileva l’associazione, dovuto anche alle “politiche di sostegno pubbliche”.

Le importazioni, invece, sono calate del 5,4 per cento (9.127 le opere di autori stranieri acquistate dagli editori italiani). “Sul lungo periodo – precisa l’Aie –, si conferma il trend che porta verso il pareggio tra esportazioni e importazioni (ad oggi più numerose): negli ultimi 19 anni le prime sono cresciute a un tasso medio annuo del 19,9 per cento, le seconde del 4,3 per cento”. In alcuni settori si continuano a importare più titoli di quanti se ne esportino. È il caso della narrativa: nel 2020 l’import è stato di 3.349 opere, l’export di 2.420. Ma in altri settori la situazione si è capovolta. Le opere per bambini e ragazzi esportate sono state 2.812, contro un import di 2.190 titoli; nella saggistica export a 2.027 e import a 1.460, negli illustrati 712 contro 93.

Nel 2020 il mercato del libro ha fatturato 3.056 miliardi di euro, chiudendo in “sostanziale” parità rispetto all’anno precedente (3.052 miliardi). Il dato (sia per il cartaceo che per il digitale) comprende la varia, il comparto educativo, il professionale, l’export di libri. Una tenuta aiutata dal buon andamento della varia (+ 0,3 per cento, 1,43 miliardi di vendite) e del digitale (e-book, audiolibri e banche dati: 430,2 milioni, + 10,9 per cento). Male, invece, i testi adottati nelle scuole (742 milioni, - 3,5 per cento).

Per l’Aie il 2020 ha lasciato due cose “in eredità” all’editoria italiana: “La prima è la crescita del digitale: nel trade le vendite degli e-book aumentano del 37 per cento e del 94 per cento quelle degli audiolibri, la lettura e l’ascolto digitale valgono insieme il 7,4 per cento del mercato contro il 5,3 per cento dell’anno precedente”. La seconda conseguenza è uno “stravolgimento nell’equilibrio tra i canali di vendita”, con l’avanzata delle librerie online.

La chiudiamo qui. Dopo questa lenzuolata di numeri. Che ci danno tante informazioni interessanti ma su altre non possono aiutarci. Non ci dicono molto delle condizioni di lavoro nel settore. E non ci dicono molto della qualità di tutti questi libri. In Italia si legge ancora troppo poco, e lo sappiamo. Ma, quando si legge, si leggono a volte libri poco utili, e che non inducono chissà quale maturazione in chi compie l’atto della lettura. Libri a bassa intensità, insomma; come una colonna sonora aeroportuale. Libri che assecondano una domanda, un'esigenza di scarso impegno. Questo non è solo un problema italiano. È un problema del nostro tempo. Si tratta di decidere se accettarlo o provare a risolverlo.