“Anziani: diritti e libertà nella crisi Covid e oltre. Come le persone hanno diritto di vivere la loro vecchiaia”. È il “Tema” messo al centro del n. 1/2021 di RPS, La Rivista delle Politiche Sociali, che – attraverso diversi e importanti contributi – si è dato l’obiettivo di approfondire la condizione e i bisogni degli over 65, provando a delineare quali siano le risposte e i cambiamenti necessari per affermare i loro diritti, dal punto di vista sociale, economico e sanitario, in particolare in un contesto di massima fragilità come quello sperimentato durante l’emergenza pandemica. Sapendo che la questione non riguarda solo i “vecchi”, ma tutte le persone vulnerabili.

Come sostengono le curatrici della sezione, Giovanna Del Giudice e Nerina Dirindin, nella loro ampia introduzione: “La pandemia sta mettendo in luce i problemi strutturali dell’assistenza agli anziani, in termini di qualità, efficacia e sicurezza della presa in carico, di disponibilità di professionisti e di qualità del lavoro. Molto resta ancora da fare per promuovere una cultura rispettosa delle persone anziane, per contrastare pregiudizi e luoghi comuni e per offrire supporto nelle comunità in cui vivono”.

 “Dopo la strage dei vecchi che l’epidemia del Covid-19 ha determinato nelle case di riposo, negli istituti, nelle Rsa”, argomentano le stesse curatrici, è necessario un cambiamento radicale. Forse proprio la gravità della situazione può rendere possibili alcune scelte di cambiamento. Del Giudice e Dirindin ne indicano alcune, a partire dal superamento degli istituti “come unica e ordinaria risposta alla popolazione anziana”. Il senso ultimo di questo cambiamento, avvertono, è quello di “ridare valore e possibilità alla vecchiaia, contro ogni logica di sopravvivenza anonima e insignificante”.

All’introduzione seguono cinque contributi. Il primo, di Agnese Baini, offre una riflessione profonda e originale sul significato della vecchiaia e sulla condizione delle persone impropriamente considerate “improduttive”. Il saggio si sofferma in particolare sulla necessità di ripensare il lavoro di cura e di assistenza, i luoghi e i costi, che non devono essere più un ostacolo alla cura. A seguire, il contributo di Maria Cozzolino, Romina Fraboni e Linda Laura Sabbadini, le quali illustrano con dovizia di dati i principali cambiamenti avvenuti nel corso degli ultimi venti anni nella condizione degli anziani in Italia, sia di tipo quantitativo che qualitativo, includendo i vari ambiti della vita quotidiana. L’analisi si focalizza su alcune delle variabili che devono orientare l’individuazione dei bisogni e le conseguenti politiche di assistenza. Queste variabili, come segnalano le autrici, sono “il livello di istruzione – dal quale dipendono stili di vita, salute, rischi di esclusione – e le caratteristiche del modello di welfare e di relazioni sociali che si riflettono in modo diretto sul benessere economico e psico-fisico degli individui e su aspetti ad esso correlati, come il livello di autosufficienza e la solitudine”.

Il terzo saggio di monsignor Paglia, presidente della Commissione ministeriale per la riforma dell’assistenza agli anziani, delinea le linee generali che presiedono il senso e il lavoro della Commissione stessa. Il contributo, auspicando che sia riscoperto il ruolo e il significato degli anziani nella nostra società, ricorda come siano stati proprio i primi mesi del Covid a far emergere la necessità di un profondo ripensamento delle politiche di assistenza socio sanitaria e delinea alcune misure  necessarie per raggiungere gli anziani nel loro contesto di vita, avvalendosi di risorse sul territorio e di tecnologie innovative oggi disponibili, ma poco utilizzate.

Il quarto contributo, di Chiara Rivoiro, guarda alle strutture residenziali per anziani come esempio di risposta istituzionalizzata rigida a un bisogno invece articolato, complesso e determinato da molte componenti: di ordine fisico, psicologico, sociale, biografico, esistenziale. In particolare, Rivoiro raccoglie e commenta voci di persone ospiti delle residenze e voci di professionisti che assistono gli anziani.

Infine, con l’ultimo saggio, Antonella Pezzullo, segretaria nazionale Spi Cgil, segnala l’inadeguatezza delle risposte offerte dall’Italia nell’emergenza pandemica ai bisogni di cura dei suoi cittadini più fragili, gli anziani non autosufficienti, “nel migliore dei casi costose e, nel peggiore, colpevoli di un vero e proprio abbandono”. Di fronte a questa drammatica situazione, non sarà certo “una trasformazione e un adeguamento marginale dei servizi di cura e assistenza a fornire risposte”, ciò che serve è un “vero, nuovo modello di welfare”. Ora, quello che lo Spi si aspetta dal governo e che reclama da tempo è un grande investimento pubblico, non solo economico, e l’approvazione di una “legge quadro sulla non autosufficienza”. Per costruire “una narrazione diversa, un'utopia ragionevole che accolga una diversa concezione dell’invecchiamento, che agisca ad esempio quale potente fattore di mutamento” in tutti gli ambiti della società e del nostro welfare.

La sezione “Attualità” del volume si occupa con due saggi del rapporto Stato-Regioni, messo duramente alla prova dall’emergenza. Il primo è di Giordana Pallone, che rifletto sul Titolo V della Costituzione, di cui sono emerse vecchie e nuove criticità, dovute alla mancata attuazione e acuite dalla pandemia. Il secondo saggio è di Claudia Tubertini, che affronta il nodo dei rapporti Stato-Regioni come opportunità per l’attuazione di una leale collaborazione.

La sezione “Dibattito”, dal titolo “Pandemia e sistema penitenziario”, ospita i contributi di Pietro Buffa e di Michele Miravalle, che partendo dal rapporto di Antigone sugli effetti dell’emergenza Covid 19 nei luoghi della detenzione in Europa, riflettono sulla situazione nelle carceri italiane.

Conclude il volume l’approfondimento di Maria Dodaro, “Dal bisogno al debito. Il microcredito tra esclusione sociale e inclusione finanziaria”.

Il numero 1/2021 di RPS è disponibile online nella versione pdf e ePub QUI

Stefano Cecconi è il direttore di direttore RPS