Sorprende e diverte, facendoci riflettere, questo libro appena pubblicato dalle Edizioni LiberEtà dal titolo “ciao nonna. i vecchi, i social, il sindacato” (tutto rigorosamente in minuscolo, euro 13). Sorprende sin dalla copertina, dove i pixel delineano una falce e martello quasi irriconoscibile, su uno sfondo più arancio che rosso, mentre nella prima pagina ad accogliere il lettore si trova uno scanzonato Monty Burns, il terribile capo di Homer Simpson, raffigurato con tanto di logo Spi Cgil sulla sua t-shirt.

Per questo Ivan Pedretti, segretario Generale dello Spi Cgil Nazionale, nella sua prefazione vuole avvertire gli iscritti al sindacato pensionati di avere di fronte un volume sui generis, composto interamente per immagini in qualche caso anche borderline, soprattutto rispetto ai consueti canoni in uso nella comunicazione sindacale. Un esperimento senza dubbio ben riuscito, curato da Carlotta Latessa, Alessandro Tartaglia, Fulvio Venanzetti e Lorenzo Rossi Doria, che in qualità di coautore del volume abbiamo interpellato per farci raccontare da dove trae origine una simile intuizione.

“Il libro nasce dall’esigenza di fare il punto della situazione di un processo di comunicazione che lo Spi Cgil mette in campo da qualche anno - sono le sue parole -, riversato sul digitale. Si tratta di un terreno di conquista ma allo stesso tempo di un’esigenza per gli anziani e i pensionati di oggi rispetto a quelli di ieri, sempre più digitalizzati. Un desiderio e una necessità, dunque, dato il  mondo che viviamo”.

D’altra parte, in questi ultimi anni abbiamo tutti verificato come Facebook sia divenuto il riferimento in rete di un pubblico sempre più adulto, inizialmente pensato per i giovani dei Campus americani, nel tempo però trasformatosi nel social per eccellenza dei più âgèe, anche perché i giovani ormai si dirigono verso altri strumenti, da Instagram a Tik tok ma non solo, visto che su fb sono planati i nonni e le zie. “Per questo Facebook è divenuto lo strumento di comunicazione delle persone che rappresentiamo”, continua Rossi Doria, “e questo libro rimette insieme una lunga esperienza di lavoro, componendo un ritratto a varie tinte di un Paese che invecchia”.

Tra i meriti del libro una puntuale descrizione per immagini proprio del rapporto degli anziani con i giovani, che emerge e si sviluppa in due direzioni opposte: tra le nuove generazioni c’è chi ha compreso il ruolo dei nonni nella società, con un approccio positivo nei confronti di persone da tutelare, persone che ti aiutano e che preservano la nostra memoria storica. Di contro c’è l’atteggiamento di chi individua gli anziani come il problema, in particolare per lo slancio e lo sviluppo del Paese, e come sottolinea Rossi Doria “in questo senso il covid non ha aiutato, come se il fatto che le vittime siano prevalentemente gli anziani fosse un elemento di rassicurazione che però preclude loro la possibilità di andare a scuola, di non incontrare gli amici, senza potersi divertire per colpa loro, per salvare i più fragili. Nel libro tutto questo emerge in maniera evidente, e anche un po’ pulp, come quando per esempio documentiamo i tanti insulti ricevuti”.

“I contenuti digitali a tema memoria sono quelli che funzionano meglio degli altri - è la conferma di Rossi Doria -; hanno una loro viralità, più delle questioni sindacali. Ecco perché in questo libro ci siamo concessi qualche libertà in più rispetto alla comunicazione istituzionale di settore, avendo come obiettivo quella fascia più giovane che spesso non conosce il sindacato, o ne ha una visione viziata dal pregiudizio. Sembra un apparente paradosso, ma ci auguriamo che anche in questo modo lo Spi possa divenire attrattivo per le giovani generazioni”.