Il Pianeta sta affrontando una crisi idrica senza precedenti. Il 50 per cento della popolazione mondiale, ovvero 4 miliardi di persone, deve fare i conti con la carenza di questa risorsa almeno un mese all’anno. Entro il 2025, 1,8 miliardi di esseri umani dovranno probabilmente sopportare quella che la Fao, organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, chiama “scarsità assoluta di acqua”.

In occasione della Giornata mondiale dell’acqua che si celebra il 22 marzo, quest’anno incentrata sul tema “Acqua per la pace”, l’Onu che l’ha istituita ci ricorda che l'acqua può essere uno strumento di pace ma può anche innescare conflitti quando questo bene prezioso scarseggia o l'accesso viene negato.

Per la pace e contro le guerre

Può rappresentare un fattore scatenante quando gli interessi in campo, anche di Stati e province, si scontrano e sono percepiti come inconciliabili, o quando la quantità e la qualità diminuiscono. È un’arma durante le guerre perché viene usata come mezzo per ottenere o mantenere il controllo sul territorio e sulle popolazioni. Può essere una vittima di conflitto quando le risorse, i sistemi idrici o i dipendenti dei servizi pubblici sono a loro volta vittime intenzionali, accidentali o bersagli di violenza.

Ma l’acqua può essere anche occasione preziosa di pace, quando per coordinarne la gestione si creano tavoli di dialogo, azioni tra comunità e Stati. D’altra parte più di 3 miliardi di persone nel mondo dipendono dall’acqua che attraversa i confini nazionali, ma solo 24 Paesi a oggi hanno accordi di cooperazione.

Segnali dell’emergenza

Con l’aumento degli impatti dei cambiamenti climatici e la crescita delle popolazioni c’è un urgente bisogno di unirsi per proteggere e conservare questa risorsa, anche per fare fronte all’emergenza idrica che è già presente, i cui segnali sono incombenti.

Nella vicina Spagna, a causa della peggiore siccità dell’ultimo secolo la Catalogna ha ordinato un taglio all’erogazione in 240 comuni, compresa l’area metropolitana di Barcellona: da tre anni ormai il livello delle piogge è crollato di un terzo e lo scorso anno del 50 per cento, mentre i primi mesi del 2024 non hanno invertito la tendenza. A Città del Messico la carenza d’acqua sta rivoluzionando la vita degli abitanti: azioni quotidiane e semplici, come lavarsi e cucinare, sono diventate un’impresa.

Lo Zambia ha dichiarato lo stato di calamità naturale a causa della siccità che ha colpito il Paese nel pieno della stagione delle piogge, distruggendo circa metà delle coltivazioni. Il fenomeno, dovuto agli effetti del Niño e del cambiamento climatico, ha ridotto l’attività delle centrali idroelettriche, costringendo il governo a razionare anche l’elettricità.

Allarme Italia

Per l’Italia i dati ce li fornisce l’Ispra: il 2023 ha fatto registrare una riduzione a livello nazionale di circa il 18 per cento della disponibilità della risorsa rispetto alla media annua dello stesso periodo 1951-2023. E anche se le piogge degli ultimi tempi hanno migliorato la situazione, rimaniamo in una situazione di deficit di umidità a profondità meno superficiali, importante soprattutto per Sicilia sud orientale e Sardegna orientale. Un fenomeno che è il risultato dell'effetto di una carenza di precipitazioni nei mesi di febbraio, marzo, settembre e dicembre, e di un incremento dell’evaporazione dagli specchi d'acqua e dal terreno.

Dopo l’anno più caldo di sempre mai registrato dal programma europeo Copernicus, il Centro di ricerca Jrc della Commissione Ue ha lanciato l’allarme sull’impatto critico della siccità prolungata e delle temperature record nell’area del Mediterraneo.

Azioni urgenti

Per questo bisogna agire e farlo con urgenza, mettendo in campo misure di mitigazione e politiche per l’adattamento, accelerando la decarbonizzazione dell’economia e delle produzioni, e attuando sistemi di recupero delle acque reflue e piovane, per un uso efficiente della risorsa e una riduzione delle perdite delle reti. Inoltre, occorre ripubblicizzare attraverso un investimento pubblico che sostenga gli enti locali.

Infine, fermare il consumo di suolo che amplifica le conseguenze delle precipitazioni più intense e avviare un’azione di rinaturazione, favorita anche dalla Nature Restoration Law di recente approvata dal parlamento europeo.