“Una sentenza che non fa giustizia: non ci aspettavamo che venissero accolte le richieste del pubblico ministero, ma confidavamo in una sentenza più severa, che avesse la forza di riportare al centro del dibattito la questione amianto, il tema della sua pericolosità e la necessità di portare avanti le bonifiche e di avviarle nei tanti siti ancora presenti con tutto l'assunzione di responsabilità penali. Soprattutto alla luce dei documenti processuali prodotti nel corso del dibattimento. È una 'condanna-non-condanna' di una sentenza a metà”. Così il segretario generale Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci, commenta la sentenza della Corte di Assise di Napoli (seconda sezione, presidente Concetta Cristiano), che ha condannato l'imprenditore svizzero Stephan Ernest Schmidheiny a tre anni e sei mesi per l'omicidio colposo di Antonio Balestrieri, uno degli operai dello stabilimento Eternit di Bagnoli, deceduto a causa di una prolungata esposizione all'amianto.

“Non si può pensare – prosegue il dirigente sindacale - che la morte di una persona valga appena tre anni e sei mesi, che per un’altra non ci sia responsabilità, mentre le ulteriori sei vittime le ha uccise la giustizia lenta, che ha fatto sì che le colpe per quelle morti andassero in prescrizione. Ci sarà il giudizio d’appello e noi continueremo a essere al fianco dei familiari e delle associazioni per fare tutto quanto è ancora possibile per ottenere un verdetto più severo”.

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