Ora più che mai, in questo momento difficilissimo, l’Inca, il patronato della Cgil, è un presidio di prossimità e tiene fede a quello che è stato per 75 anni il suo ruolo, fin dalla nascita nel lontano 1945. Con queste parole il presidente, Michele Pagliaro, ci aveva accompagnato ormai quasi due mesi fa all’interno del mondo Inca in piena emergenza sanitaria. Approfittando della nostra intervista per ringraziare i 2.300 operatori, tra sedi italiane ed estere, e i 3.000 volontari, per lo spirito di servizio e il coraggio dimostrati nei giorni e le settimane più difficili della pandemia. L’Inca, infatti, non si è fermata un attimo, continuando ad assicurare la propria attività. Certamente tanto più essenziale quanto più difficile è la condizione di vita e di lavoro dei cittadini.

Perché l’Inca si occupa, come spiega Pagliaro all’inizio della sua intervista video che potete vedere qui sopra, proprio della tutela individuale, dei bisogni delle persone. E quanti bisogni, quante richieste di chiarimento, quanto aiuto e sostegno ci sono voluti, per tanti cittadini, proprio in questa lunga tempesta sanitaria? Tra decreti del governo che offrivano possibilità concrete ma alle quali era complicato accedere, in alcuni casi, e perdita del posto, tra lavoratori essenziali a rischio contagio e difficoltà connesse alla chiusura di tanti uffici pubblici o al rallentamento di tanti siti presi d’assalto, chi, se non gli operatori dell’Inca Cgil, avrebbe potuto permettere a un utente disorientato di esercitare i propri diritti? “In una società dove la burocrazia spesso la fa da padrone, il nostro ruolo – spiega con soddisfazione Pagliaro nel video – è importante perché risolve piccole e grandi criticità della vita quotidiana”.

Per questo l’istituto ha continuato ad operare, seppure nelle grandi difficoltà del lungo lockdown. Tutelando con la riorganizzazione a tempo di record degli spazi e con la messa in campo di tutti i dpi necessari, nel rispetto delle misure previste dalle regole di distanziamento sociale, la sicurezza dei propri lavoratori e dei cittadini. Per i quali, in una continua e fruttuosa interlocuzione con i ministeri competenti, ha ottenuto, in via del tutto eccezionale, una deroga all’obbligo di conferire di persona il proprio mandato a procedere per l’apertura di una pratica.  L’articolo 36 del decreto Cura Italia, infatti, ha permesso al patronato di ottenere questa delega da remoto. E una norma gli ha reso possibile organizzare i servizi al telefono e, nei casi urgenti, per appuntamento. Lo stesso premier Giuseppe Conte, nel corso di una conferenza stampa, ha avuto modo di sottolineare quanto fosse prezioso il lavoro di questi soggetti in un momento così complicato.

L’Inca è rimasta in prima linea, abituata com’è, del resto, a misurarsi con le difficoltà di una società che, negli ultimi decenni, ha vissuto un’evoluzione rapidissima. Non sempre in meglio. Un quadro che ha accresciuto le difficoltà nell’esercizio della sua funzione, come spiega Pagliaro nel video. “Se penso a uno dei nostri principali campi di attività, la previdenza, non posso dimenticare che, laddove fino a qualche anno fa la vita professionale delle persone, nella maggior parte dei casi, iniziava e finiva nello stesso posto di lavoro, oggi non è più così. Ci muoviamo in un contesto di destrutturazione dei diritti e delle tutele che incide tantissimo. Questo ci mette alla prova ogni giorno. Dobbiamo fornire servizi, per così dire, su misura, tagliati per ogni singolo caso. Ma qui si riconosce la qualità del nostro patronato, che prova a intrecciare tutela individuale e collettiva”.

Insomma, anche in tempi di covid, tutti i servizi dell’istituto sono stati assicurati. Da quello che resta il core business dell’attività, la previdenza, a tutti gli altri campi. Impossibile citarli tutti, riprendiamo gli esempi del presidente, la tutela della maternità, della genitorialità. Le pensioni di invalidità. Le misure legate a condizioni di indigenza. La  tutela della salute. Il danno differenziale. I problemi connessi a immigrazione ed emigrazione. Proprio per i nostri emigrati, in tempi di covid, la presenza delle sedi Inca all’estero ha rappresentato un aiuto concreto nel capire e spiegare le misure straordinarie messe in campo dai governi dei vari paesi, l’assistenza per chi doveva tornare in Italia o per chi è stato contagiato dal virus all’estero, la possibilità di esercitare i diritti connessi a quanti avevano svolto lavori in Italia e sono poi tornati nel paese d’origine.

A testimonianza del fatto che l’Inca, il patronato della Cgil, anche stavolta ha tenuto fede all’impegno che si è preso 75 anni fa. Restare accanto alle persone e dare loro un aiuto concreto per risolvere i problemi.