Dopo la mobilitazione di questa mattina (16 gennaio) delle lavoratrici e dei lavoratori della Whirlpool di Napoli, finalmente è giunta la convocazione da parte del Ministero dello Sviluppo economico per il giorno mercoledì 29 gennaio. Ne danno notizia Fim, Fiom, Uilm nazionali, che commentano: “A preoccuparci e ad amareggiarci non è tanto il ritardo di qualche giorno rispetto alla data originariamente stabilita del 20, quanto il fatto che per farci convocare abbiamo dovuto esercitare ripetute pressioni, mentre si sarebbe dovuto trattare di un atto assolutamente scontato.

“Ora – proseguono – ci auguriamo che il governo porti al tavolo una proposta concreta e risolutiva, elaborata in questo periodo di tempo fin troppo lungo di pausa, immaginato dal Ministero dello Sviluppo economico proprio al fine di avviare un tavolo tecnico fra istituzioni e multinazionale. Sarebbe gravissimo se da parte del governo ricevessimo ancora una volta generiche parole di solidarietà, senza azioni davvero capaci di supportarle”. Un fatto è certo e categorico: per i metalmeccanici Whirlpool “non può chiudere Napoli e disimpegnarsi dall'Italia violando un accordo sottoscritto non solo con il sindacato ma anche con le istituzioni. Se la multinazionale deciderà di andare veramente via da Napoli, sarebbe un dramma non solo per i dipendenti di Whirlpool ma per tutto il Paese”.

L'unica soluzione possibile per il sito produttivo è il mantenimento della produzione di lavatrici di alta gamma inserendo nuovi modelli che possano raggiungere l'obiettivo della saturazione”, spiega Rosario Rappa (Fiom): l’incontro del 29 gennaio per la Fiom è “lo spartiacque in cui o si avvia un processo condiviso tra Whirlpool, governo, enti locali e sindacato di rilancio del sito produttivo, o si apre uno scontro a tutto campo che non si limiterà solo a livello locale ma riguarderà l'intero gruppo Whirlpool in Italia fino al punto di trasformare una vertenza sindacale a questione di ordine pubblico”. I lavoratori coinvolti sono 420, ricorda Rappa, e conclude: “Se la vertenza si trasformerà in questione di ordine pubblico la responsabilità non potrà essere addossata ai lavoratori che difendono il loro diritto attraverso il rispetto degli accordi sottoscritti”.