Incontro decisivo oggi (mercoledì 18 maggio) a Roma tra sindacati ed Eni per il futuro della Versalis, l’azienda chimica partecipata dall’Ente nazionale idrocarburi che il gigante dell’energia vorrebbe cedere al fondo d’investimento statunitense Sk Capital. Una decisione avversata dai sindacati, contrari al ridimensionamento dell’Eni e fortemente dubbiosi riguardo la solidità e l’affidabilità del fondo acquirente. “All’amministratore Descalzi chiederemo di interrompere subito la trattativa, è un problema etico della politica e dell'economia” ha detto nei giorni scorsi il segretario generale della FiIctem Cgil Emilio Miceli, aggiungendo che “l'Eni si è rifugiato da sette mesi in una trattativa che non è più in esclusiva, ma è diventata privata. Se dopo tutto questo tempo non sono quantomeno chiari i punti, significa che è una trattativa sbagliata”.

Per opporsi a questa cessione i sindacati hanno già realizzato tre scioperi nazionali e avviato una mobilitazione su vasta scala. Ma finora i loro appelli sono rimasti perlopiù inascoltati. Anche l’incontro con il governo di venerdì 13 maggio, in cui i tre segretari (Emilio Miceli, Angelo Colombini e Paolo Pirani) hanno espresso tutte le loro perplessità, è stato del tutto “interlocutorio”: i rappresentanti dell’esecutivo hanno ribadito di non essere contrari a un partner che sappia valorizzare il business che Eni non ha più intenzione di sostenere e di auspicare la partecipazione anche di soggetti italiani (ma non della Cassa depositi e prestiti), ma hanno comunque “assicurato - si legge in una nota di Palazzo Chigi - la massima attenzione in ordine alle prospettive dell'azienda chimica”.

Preoccupazione ha anche espresso il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, soprattutto per “la trasformazione dell'Eni che abbandona le attività industriali in Italia” e per il fatto “che si stia trattando con un'azienda nota per avere sede nei paradisi fiscali e di scarsa credibilità”. Per Camusso, il nostro paese “non può fare a meno della chimica, e quella che sta predisponendo l' Eni è una scelta che fa perdere la chimica e soprattutto le prospettive di trasformazione in innovazione e chimica verde”. Il segretario della Cgil, infine, ha anche rimarcato “il silenzio del governo, che non ha espresso opinioni e non è intervenuto nel ruolo che dovrebbe esercitare, perché stiamo parlando di una grande impresa italiana partecipata, le cui scelte industriali sono fondamentali per il paese”.