“Il nostro obiettivo principale è cambiare le politiche economiche e sociali del governo, che riteniamo del tutto sbagliate, a partire dal Jobs Act”. Con queste parole il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, spiega la manifestazione romana di sabato 28 marzo (qui il percorso). “Facciamo proposte molto precise – prosegue Landini -: siamo contro i licenziamenti individuali e collettivi e la deregolamentazione nel sistema degli appalti. Metteremo in campo azioni contrattuali nei luoghi di lavoro per far sì che le nuove assunzioni a tutele progressive abbiano l’estensione dei diritti previsti per i vecchi ccnl, e che quindi lo Statuto (dei lavoratori, ndr) non venga progressivamente cancellato”.

Alla manifestazione Fiom (trasmessa in diretta streaming da RadioArticolo1) partecipano molte altre categorie della confederazione (ad esempio Flc e Filcams), lo stesso segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, gli studenti e, naturalmente, migliaia di lavoratori. A cominciare dagli addetti di Fincantieri, che aprono il corteo a piazza della Repubblica (alle 14) destinato a confluire in piazza del Popolo.

“La scelta di far aprire il corteo a una delegazione dei lavoratori di Fincantieri – spiega la Fiom – vuole sottolineare l’importanza della difficile vertenza contrattuale in corso nei cantieri navali e dar risalto agli scioperi di questi giorni contro l’atteggiamento di un’azienda (a proprietà pubblica) che vorrebbe estendere il ricorso agli appalti scorporando le unità produttive, pretende di ridurre diritti e salari, allungare gli orari, aumentare i ritmi la flessibilità e il controllo sui lavoratori”. “Fincantieri, giungla d’appalto. Più diritti, salario e sicurezza nei cantieri navali”: questo lo striscione che apre il corteo.

Al momento – informa la Fiom – sono previsti i seguenti interventi dal palco di piazza del Popolo: Giuseppe De Marzo (Libera-campagna reddito), Domenico Maugeri, coltivatore diretto (Tavolo Verde), Maria Meddaoui, operaia (delegata Fiom alla Benincasa, Bologna) Armanda Garau, insegnate (Flc-Cgil), Giacomo Zolezzi, studente (Rete della conoscenza), Claudio Vittori, segretario generale Fisac-Cgil del Lazio, Giovanna Cavallo, movimento per la casa (Action), Gino Strada, fondatore di Emergency (in collegamento telefonico dalla Sierra Leone) e Stefano Rodotà. Le conclusioni sono affidate a Maurizio Landini.

Prosegue Landini (qui il podcast): “Va messa in campo la decisione della Cgil di costruire una proposta di nuovo Statuto dei lavoratori, attraverso un coinvolgimento che riguardi tutte le forme di lavoro, non solo quello dipendente: dev’essere di nuovo sancìto il principio che, a parità di lavoro, deve corrispondere parità di diritti e retribuzione. Per far questo, va bene una proposta di legge d’iniziativa popolare, i cui contenuti vanno costruiti raccogliendo le firme, sottoponendo a consultazione straordinaria tutti gli iscritti e, se è il caso, ricorrendo anche al referendum abrogativo di leggi sbagliate”.

Un punto importante della nostra piattaforma riguarda le pensioni – precisa Landini –: vogliamo cambiare la riforma Fornero. Ci vuole una riduzione drastica dell’età pensionabile, perché non è accettabile un sistema che fa arrivare a 70 anni e più la messa a riposo di un lavoratore. Per noi, 62 anni deve essere l’età di uscita senza penalizzazioni, così come bisogna ripristinare le pensioni di anzianità, a partire dai lavori più pesanti. Del resto, aver introdotto il concetto di aspettativa di vita uguale per tutti, senza tener conto che è legato al lavoro che si fa, è un’ingiustizia gravissima. Nel contempo, va fatta una discussione perché un sistema solo contributivo per i giovani è un’altra cosa che alla lunga non sta in piedi. La manifestazione del 28 è l’avvio di una vertenza su questo punto: chiediamo al Governo che si apra una trattativa sul sistema delle pensioni”.

“Pensiamo, poi, che vada rilanciato il problema della riduzione degli orari – rileva ancora il numero uno della Fiom – e l’incentivo dei contratti di solidarietà. In questa fase, bisogna togliere la defiscalizzazione al lavoro straordinario e bisogna mettere più risorse per le imprese che, anziché licenziare, ricorrono ai contratti di solidarietà. E anche laddove si chiede di aumentare l’utilizzo degli impianti, lavorando di notte, il sabato, e in alcuni casi la domenica, il modello non deve essere quello che viene applicato attualmente a Melfi, con un aumento dell’orario individuale.

“Rispetto ai contratti – prosegue Landini –, noi non siamo disponibili ad accettare che venga esteso il modello Fiat. Confindustria sta chiedendo in modo esplicito ad ogni azienda di scegliere se applicare il contratto nazionale o in alternativa un contratto aziendale sostitutivo. Noi diciamo in modo molto chiaro che questa è una linea improponibile, così come non è accettabile quanto hanno chiesto gli imprenditori del settore chimico, cioè di avere indietro 79 euro al mese, anziché rinnovare i contratti. E siccome nei prossimi mesi anche noi saremo di fronte alle prese con un rinnovo che riguarderà milioni di lavoratori, deve essere chiaro che il contratto nazionale rimane un punto fondamentale. In questa fase, bisognerebbe fare anche una legge sulla rappresentanza, che non metta in discussione né il diritto di sciopero né estenda il modello Fiat, ma che aggiunga ciò che c’è già nel pubblico impiego, dove si misura la rappresentanza su voti e iscritti, dove i contratti nazionali e aziendali, per essere validi, devono essere firmati da chi ha la maggioranza certificata dal voto delle lavoratrici e dei lavoratori interessati”.

“Rispetto alla riforma degli ammortizzatori sociali – puntualizza Landini –, siamo perché si vada a un’estensione della cassa integrazione ordinaria e straordinaria a tutti i settori. La cassa integrazione ordinaria e straordinaria non deve essere pagata con i soldi dello Stato, ma con quelli delle imprese e dei lavoratori, perché è un elemento di mutualità generale. Accanto a questo, pensiamo e condividiamo la battaglia che anche Libera sta facendo, circa l’introduzione di un reddito minimo garantito nel nostro Paese. Quindi, al centro della manifestazione del 28, c’è anche un’idea di riforma generale su questo punto”.