È un vero e proprio ultimatum quello lanciato da Unicoop ai sindacati: accordo entro il 31 marzo o partono i licenziamenti. Dopo l'annuncio di un piano industriale molto duro nei confronti dei lavoratori a inizio anno e le successive aperture della cooperativa che hanno permesso l'inizio di una difficile trattativa, ora sembra che Unicoop Tirreno voglia dare un'accelerata. Anche perché ad oggi l'impressione è che le parti siano ben lontane da una soluzione e ci si trovi in una situazione di stallo.

La Cooperativa ha confermato l'obiettivo di raggiungimento di pareggio di bilancio nel 2019, obiettivo che prevede una diminuzione del fatturato, per circa 800 milioni di euro, e del numero dei punti vendita, da 123 a 101. Oltre a questi obiettivi è prevista una ristrutturazione della sede con diminuzione del numero di dirigenti da 22 a 9 entro il prossimo 1° aprile e una nuova organizzazione delle funzioni: si prevede quindi la soppressione delle funzioni di sviluppo e dei servizi generali, con il personale adibito a tali funzioni che sarà riassorbito in altre aree.

La direzione aziendale ha confermato 160 esuberi fte (full-time equivalent, equivalente a tempo pieno). La Cooperativa ha dichiarato che l'unico ammortizzatore sociale utilizzabile per la sede è la cassa integrazione per crisi e non il contratto di solidarietà. Dei 498 fte presenti, la cigs dovrebbe riguardare 334 impiegati su 398. Nei punti vendita Unicoop Tirreno ha inoltre comunicato una revisione degli esuberi, passando da 95 fte a 71 fte, ma senza indicare i punti vendita interessati. La Cooperativa però conferma la disponibilità alla definizione di un protocollo di intesa su cessioni e chiusure, facendo passi avanti rispetto a informazione preventiva, natura giuridica, tutela delle condizioni di lavoro, condizioni economiche delle cessioni, analisi preventiva sostenibilità economica del punto vendita da chiudere o cedere.

È necessario avere un quadro più preciso – dice Pieralba Fraddanni, della Filcams –. Vogliamo un maggiore dettaglio degli esuberi sui vari livelli di inquadramento e funzioni, per verificare quale sarebbe l'impatto dell'ammortizzatore e verificare la condizione per accordare un contratto di solidarietà, che riteniamo indispensabile. Capire la dislocazione degli esuberi sui vari territori è necessario sia per fare una valutazione sull'ammortizzatore sociale, sia per intrecciare il dato con quello dei negozi critici per individuare quali sono i territori più interessati dalla riorganizzazione. Come Filcams - conclude la Fraddanni - stiamo lavorando a una controproposta, punto per punto. La presenteremo nei prossimi giorni”.