PHOTO
Una Piattaforma di genere per i diritti delle donne. L'ha lanciata oggi, 6 ottobre, il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, dal palco romano dell’Assemblea nazionale delle donne dal titolo “Belle Ciao. Tutte insieme vogliamo tutto”. L’assemblea ha visto tra gli interventi quelli di delegate della Cgil, di donne del mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport. Ed è stata l’occasione per presentare le proposte della confederazione volte a contrastare le molestie nei luoghi di lavoro e per superare le diseguaglianze di genere nella ricerca di occupazione, nel salario e nell’accesso alle cure mediche.
Una piattaforma (pdf) dunque, per “avere il coraggio di dire che non viviamo in una campana di vetro e il Medioevo che c'è fuori delle volte risuona anche nel nostro sindacato”. Susanna Camusso dà slancio quindi a “una battaglia culturale dentro la nostra organizzazione”, che “non è ancora finita”. La piattaforma lanciata dal segretario generale s'inserisce infatti all'interno del percorso congressuale della Cgil. “Il congresso – ha detto – deve essere il tempo del progetto. La piattaforma non muore oggi o a gennaio a Bari (dove si svolgerà il congresso, ndr). Vogliamo esercitare una cittadinanza anche attraverso la libertà di confliggere. Questo vuol dire partecipazione, e se vogliamo costruire una prospettiva per questo Paese deve passare per la libertà delle donne”.
Camusso ha poi spiegato che alle donne “non può bastare la parità formale”. Bisogna andare oltre, dato che “non è vero che applicare sul lavoro, come nel welfare o le pensioni, un modello che è nato per un genere significhi parità per l’altro genere”. E questo vale ancor di più in un periodo in cui “i diritti delle donne sono sotto attacco”. Il ddl Pillon, il caso della mozione antiaborto al Comune di Verona, le dichiarazioni del ministro della Famiglia Fontana stanno lì a dimostrarlo.
“Oggi è una fase di profonda sofferenza – ha continuato – perché siamo sotto attacco. Abbiamo ascoltato le dichiarazioni di un ministro che non si sa perché esiste e si chiama Fontana, di un senatore che non si sa perché esiste e si chiama Pillon che hanno tutti lo stesso messaggio: c'è troppa libertà delle donne e bisogna fermarla”. “Io me la ricordo la lotta di chi ha combattuto per la 194 – ha detto –, e mi ricordo anche le discussioni. Quella battaglia la facemmo per non vedere più le donne morire. A quelli che vogliono riportare indietro la storia, alle associazioni pro-vita, vorrei dire che la vita delle donne si difende così e non impedendogli di scegliere”. D'altronde, “quella femminista è stata una grande rivoluzione pacifica, che ha cambiato il mondo, e nessuno pensi di poterci riportare indietro”.
pc-gallery: id: 373431
Ma l'arretramento sul fronte dei diritti in Italia si registra anche in altri campi. “La libertà delle donne è il metro che misura la democrazia dentro un Paese, e anche dentro le organizzazioni, anche nella nostra”. La riduzione dello spazio pubblico, infatti, “rappresenta la riduzione dei diritti delle persone”. Se non si fermerà l’avanzata del privato nei servizi, “i diritti di tutti, compresi quelli delle donne, arretreranno”. A non arretrare sarà invece la Cgil: “Non cederemo agli attacchi – ha detto ancora Camusso –, ma davvero ‘vogliamo tutto’, e continueremo a rivendicare e lottare per andare avanti”.
Una lotta, questa, che passa anche e soprattutto per l'obiettivo di determinare ovunque la contrattazione, uscendo dalla retorica, per creare le condizioni effettive per il riconoscimento e la valorizzazione della diversità. Per affermare quello che per Camusso “sembra poco di moda in questo Paese in questo momento”, cioè che “le differenze sono un valore e non un elemento di paura”. Il senso della Piattaforma di genere, quindi, “è riaprire ovunque la contrattazione, uscendo un po' dalla retorica secondo cui, visto che la norma determina la parità, il problema sarebbe risolto”.