“L’Unione europea ha dedicato il 2012 al tema dell’invecchiamento attivo. Invecchiamento attivo significa consentire alle persone anziane una vita decorosa, trascorsa nella serenità e nel benessere. Non è ciò che pensa il ministro Fornero, cioè obbligare gli adulti a lavorare fino a 70 anni”. Così esordisce il segretario generale dello Spi Cgil Carla Cantone, da noi sollecitata su quelle che stanno diventando questioni sempre più urgenti, cioè il mutato orizzonte del sistema previdenziale dopo la riforma del governo Monti, la perdita di potere d’acquisto delle pensioni, la caduta del reddito degli anziani e tutte le implicazioni di questa nuova realtà.

Rassegna Nessuna apertura dunque all’innalzamento dell’età pensionabile?

Cantone
Si può continuare a lavorare, a condizione però che vi sia un sistema di volontarietà e che non sia coinvolto l’insieme dei lavoratori. Ma il tutto non si riduce alla questione del lavoro. Per noi invecchiamento attivo significa che l’anziano deve continuare ad essere protagonista nella società, e in questo senso la serenità è un punto fondamentale.

Rassegna Come ottenere questo obiettivo?

Cantone
Ci sono per noi tre nodi cruciali. Il primo è uscire dalla crisi con più uguaglianza, più giustizia sociale e meno povertà, puntando soprattutto su sviluppo e occupazione. Per i pensionati è un aspetto fondamentale. Senza il lavoro dei loro figli e nipoti gli anziani sono spesso utilizzati come unico e ultimo ammortizzatore sociale. Devono far fronte ai bisogni di figli e nipoti, privandosi così del necessario benessere, e spesso rinunciando persino a curarsi. Quindi si prospetta anche per loro un futuro di tribolazioni, preoccupazioni e insicurezza totale. Certo, non un futuro di serenità. Figurarsi se in questa prospettiva gli anziani possono essere protagonisti di una vita attiva, della cultura, del turismo, della partecipazione.

Rassegna Come rilanciare dunque la centralità del lavoro?

Cantone
Occorrono politiche di sviluppo innovative, politiche industriali e investimenti in welfare quale motore di sviluppo. A queste esigenze risponde in maniera adeguata il piano del lavoro proposto dalla Cgil.

Rassegna Quali sono gli altri due nodi?

Cantone
Uno è la redistribuzione del reddito attraverso la riforma fiscale, il contenimento di prezzi e tariffe e la rivisitazione dell’Imu, per evitare che gli anziani siano spesso costretti – come sta avvenendo – a ricorrere allo strumento della nuda proprietà. Occorre poi cancellare la vergognosa decisione di bloccare la rivalutazione annuale delle pensioni. Si può e si deve cancellarla gradualmente, ma decidendo da subito che almeno le pensioni superiori a otto volte il minimo non siano taglieggiate. Non chiediamo la luna, ma la difesa del potere d’acquisto delle pensioni medio-basse, che riguardano in particolare quella fascia di pensionati che hanno lavorato per oltre 40 anni versando regolarmente tutti i contributi. Chiediamo inoltre un piano sanitario per consentire i livelli essenziali di assistenza quale diritto universalistico, oltre a un piano nazionale a sostegno delle persone non autosufficienti. Accanto a questo occorre estendere la quattordicesima mensilità, ripristinando il tavolo di confronto sulle pensioni concordato con il governo Prodi. Non sarebbe male che con il prossimo governo si potesse ricominciare da dove ci eravamo lasciati, per confrontarci sulle proposte unitarie avanzate dallo Spi Cgil, dalla Fnp Cisl e dalla Uilp.

Rassegna Il terzo nodo?

Cantone
Il terzo nodo è il rispetto verso gli anziani, la loro vita di ieri e di oggi, il ruolo che hanno avuto e che hanno ancora di più nella società di oggi. Anziano e vecchio non sono brutte parole. Stanno lì a dimostrare saggezza, sacrificio, continua volontà di difendere i valori portanti e il significato di democrazia e di giustizia sociale. Per questo bisogna condannare senza diritto di replica chiunque predichi e sostenga lo scontro intergenerazionale. Lo Spi vuole essere protagonista di una grande alleanza tra giovani e anziani, senza la quale risulta difficile ricostruire la nuova frontiera della confederalità di cui ha bisogno
il sindacato italiano.

Rassegna Le tue critiche al governo sono chiare e nette. Ma non sarebbe stato peggio con il governo precedente?

Cantone
La riforma delle pensioni e del mercato del lavoro non ha prodotto un posto di lavoro in più. I giovani non se ne sono accorti, ma gli adulti sì, perché a molti di loro è stato impedito di lasciare il posto dopo oltre 40 anni di lavoro. Il governo ha il merito di aver ridato credibilità al nostro paese, che veniva deriso, ma ciò non significa apprezzare tutto quello che ha fatto. Troppo rigore e nessuna equità. Per questo è meglio parlare alla politica che si candida a governare il paese, considerato che Monti e i suoi ministri si avviano verso la fine del loro mandato. Ma attenzione: il veleno è sempre nella coda e le ultime decisioni del governo potrebbero risultare di nuovo insopportabili.

Rassegna Perché di nuovo?

Cantone
Invece della riduzione dei servizi sociali e sanitari, invece dei tagli ai Comuni e alle Regioni sarebbe stato più utile avanzare un’idea di crescita e di politiche produttive capaci di rendere competitivo il nostro paese. Comunque non mi interessa più rincorrere Monti e Fornero. Preferisco porre subito queste domande a chi vuole governare il paese dopo le elezioni.

Rassegna A proposito, cosa pensi del clima politico che si sta diffondendo in vista delle elezioni, comprese le suggestioni dell’antipolitica?

Cantone
L’antipolitica è un nemico della democrazia e non fa bene a questo paese. Penso che in Italia ci sia anche una politica pulita ed è a questa che dobbiamo guardare. Cavalcare l’antipolitica è un errore clamoroso, per chi la fomenta ad arte, ma soprattutto per chi ci casca. Vedo un pericolo anche in questa discussione intorno alle primarie e al ringiovanimento dei leader politici. Quando sento parlare Matteo Renzi mi torna alla mente la figura del giovane Tancredi nel Gattopardo, il quale dice al vecchio principe: “Io sono giovane, prendo in mano la situazione per far sì che tutto resti come prima”. Allora, per evitare che prevalgano figure gattopardesche è bene puntare tutti sul merito delle proposte. È alle proposte fatte da uomini con la faccia pulita e dal passato onesto che noi dobbiamo guardare.

Rassegna Ma non c’è anche il bisogno di rinnovare la politica, di lanciare nuove proposte che siano attraenti soprattutto per le giovani generazioni?

Cantone
Non c’è dubbio che i partiti debbano rinnovarsi, che i giovani si debbano avvicinare alla politica e
che debbano entrare a farne parte. Ma attenzione: la capacità di governare, i valori e il senso della giustizia sociale, l’idea di uguaglianza, tutto questo non dipende dall’età anagrafica ma dalle capacità e dai valori che le persone esprimono. È questo che bisogna chiedere alla politica. Se questi valori saranno riconfermati, diventerà anche più semplice rinnovare la politica e gli uomini che ne sono protagonisti. È vero che ci sono tanti vecchi che potrebbero “riposarsi”. Ma ci sono anche troppe ambizioni personali nel cosiddetto nuovo che avanza. Ciò che io pretendo è un progetto per affermare davvero la giustizia sociale a beneficio dei giovani, dei lavoratori e dei pensionati.