“La Cgil ha una grande storia, un grande patrimonio di ricerca, formazione, e iniziativa culturale, storica e politica in generale. Abbiamo pensato che era arrivato il momento di prendere tutte queste esperienze e valorizzare il nostro patrimonio di professionalità in un unico grande istituto. E abbiamo scelto il modello dei grandi sindacati europei”. Lo ha detto, a proposito delle novità che riguardano la Fondazione Di Vittorio, Fulvio Fammoni, che della fondazione è presidente, ospite insieme al segretario Carlo Ghezzi di Italia Parla su RadioArticolo1.

L'istituto nazionale della Cgil per la ricerca storica, economica, sociale, e della formazione sindacale, infatti, in questi mesi si è rinnovato e, come ha recentemente affermato Susanna Camusso, lo ha fatto “per cogliere la complessità della realtà, per rafforzarsi e diventare più efficace.”

“E' evidente - ha continuato Fammoni - che per un sindacato c'è sempre più necessità di approfondimento, di formazione e informazione dei propri quadri. E c'è soprattutto necessità di elaborazioni autonome e di interpretazioni corrette e coerenti dei tantissimi dati in circolazione. Per questo abbiamo messo insieme 5 strutture storiche della Cgil: l'Ires, l'Isf, Smile, l'associazione Bruno Trentin e la fondazione Di Vittorio. Ora abbiamo un veicolo più forte più strutturato che prevede anche un controllo pubblico”.

E' una nuova struttura, ma ha radici profonde. Tanto da portare il nome di Giuseppe DI Vittorio. “La persona che insieme a Grandi e a Buozzi, nel '44, cioè nel pieno del dramma del disfacimento del paese, è riuscita a costruire un sindacato unico, unitario, e soprattutto ha costruito la confederalità, una specificità italiana della quale andiamo orgogliosi”, ha ricordato Ghezzi.

“Avere Di Vittorio come riferimento - ha continuato - vuol dire avere a riferimento quei valori, quell'idea di sindacato basato sulle camere del lavoro e sulle categorie, capace di rappresentare i lavoratori che svolgono la stessa professione in tutt'Italia. Ma al tempo stesso di unificare sul territorio tutte le figure del lavoro, compresi i disoccupati e i pensionati. Da questo punto di vista, l'attualità di Di Vittorio è ancora straordinariamente viva e ci ispira anche nel riflettere sulle grandi sfide di oggi”.

Da qualche tempo la Fondazione Di Vittorio, assieme al Centro di ricerche Techné, sonda anche il clima che si respira in Italia. Solo due settimane fa, è stato definito un clima stagnante. I dati dell'Istat, invece, parlano di un'ondata di fiducia. “I dati si articolano su molte informazioni - ha spiegato Fammoni -, naturalmente c'è la fiducia che viene calcolata sul futuro del paese, sul sentito dire. Quindi, su quello che la gente percepisce. Naturalmente se l'unica voce che arriva alle persone è che tutto va bene, c'è un riflesso diretto su quello che pensa sull'opinione pubblica. Le stesse persone intervistate, però, dicono anche qual è la situazione della propria famiglia e qui c'è una dicotomia assolutamente evidente. Bisognerebbe leggere i dati in modo corretto, e saper esprimere entrambi questi argomenti”.

Ma è soprattutto per cogliere sfumature come queste serve la nuova struttura che è stata creata in Cgil. “Oggi - conclude Carlo Ghezzi - siamo in una fase di grandi novità con i pericoli e le potenzialità che tutte le situazioni nuove pongono. La sfida di oggi è ricostruire l'unità del lavoro e la difesa dei suoi diritti. Torniamo in una condizione che è molto più simile a come eravamo fine ottocento, inizio novecento, con lavori diffusi, precari, divisi. La sfida per rimetterli insieme è grande. Da questo punto di vista un istituto come come la Di Vittorio, può mettere in campo un lavoro impegnativo, straordinario di ricerca. Il triangolo identità, ricerca e formazione con la Fondazione si governa così, in modo forte ed unitario insieme alla Confederazione, insieme alle sue 2000 strutture”.