Diritti, tutele, benessere organizzativo e sviluppo professionale. Quattro lati di un perimetro dentro cui si situa la proposta della Fp Cgil per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, che oggi (venerdì 10 novembre) vede la ripresa della trattativa tra governo e sindacati per il comparto della sanità pubblica e privata. L’appuntamento è a Roma, alle ore 10 presso la sede dell’Aran (in via del Corso 476), partecipano anche le categorie di Cisl e Uil. Il vertice odierno viene subito dopo l'Attivo nazionale delle delegate e dei delegati della sanità, che si è tenuto giovedì 9 novembre a Roma, che ha visto la partecipazione di centinaia di lavoratori del comparto.

“L’accordo del 30 novembre 2016 ha tracciato alcune opzioni che vanno nella direzione da noi auspicata, poi abbiamo avuto i decreti di modifica del Testo unico sul pubblico impiego e la discussione sulla legge di Bilancio” spiega il segretario generale Serena Sorrentino in una recente intervista: “Ora bisogna tradurre i propositi e la normativa in testi contrattuali, provando a ridurre la disuguaglianza tra pubblico e privato”. Per l’esponente sindacale, questi devono essere contratti “che si misurano con la sfida prioritaria di migliorare le condizioni di lavoro e ridare dignità alle persone che lavorano nei servizi pubblici, che hanno ingiustamente pagato un prezzo sacrificando salari e professionalità”.

Per quanto riguarda il comparto specifico della sanità, Sorrentino rimarca come il primo risultato significativo sia quello di aver riunito i rappresentanti datoriali della sanità privata allo stesso tavolo. “Nel privato – aggiunge il segretario generale Fp – si soffre di più la pervasività del dumping contrattuale, del precariato, dei diversi modelli di accreditamento delle strutture che provocano riflessi diretti sui trattamenti dei lavoratori e sulle retribuzioni”. Il contratto nazionale, conclude Sorrentino, è il primo grande passo “ma insieme, organizzazioni datoriali e sindacali, stiamo provando a scrivere un avviso comune che indichi l’urgenza di rivedere le politiche nazionali e regionali su sanità e welfare, che tra tagli e privatizzazioni sono profondamente in crisi e che invece continuano a rappresentare una delle poche politiche di sviluppo e opportunità occupazionali”.

Il nuovo contratto della sanità pubblica e privata
Sono otto anni per i 470 mila addetti della sanità pubblica, e dieci per i 130 mila di quella privata, che i lavoratori del settore attendono il rinnovo del contratto. “Dobbiamo assolutamente invertire la china, riconquistando il ccnl che per troppo tempo ci è stato ingiustamente negato, peggiorando le condizioni economiche e negando i diritti a lavoratrici e lavoratori” afferma Michele Vannini, capo area del comparto sanità della Fp Cgil: “L’obiettivo è un contratto innovativo che ‘interpreti’ il lavoro che è cambiato e che cambierà, restituendo valore a tutto il sistema sanitario”.

Al primo punto della piattaforma, l’assoluto bisogno di migliorare la qualità del lavoro e dei servizi sanitari, uscendo dalla logica punitiva che ha contraddistinto tante delle ultime norme in tema di rapporto di lavoro, che vanno profondamente riviste. “Nello stesso tempo va rivisto il ruolo della contrattazione, portando in carico alle aziende le materie attribuite solo formalmente al confronto” rileva l’esponente Cgil: “Occorre potenziarne l’incisività per riallineare l’assetto organizzativo ai rapporti di lavoro, per garantire diritti, tutele ed esigibilità, per permettere la partecipazione dei lavoratori al governo dei processi di riordino, per recuperare e reinvestire le risorse a parità di spesa complessiva e, quindi, per produrre vera innovazione”.

Serve anche un sistema di relazioni sindacali che rafforzi gli istituti della partecipazione, che sancisca definitivamente l’esigibilità della contrattazione e che governi l’implementazione di sistemi di valutazione attenti alla performance organizzativa, piuttosto che a quella individuale. “Bisogna introdurre il diritto per tutti i lavoratori ad avere opportunità professionali – aggiunge Vannini –attraverso un sistema condiviso e regolato di valorizzazione delle competenze, delle esperienze, dell’autonomia e della responsabilità reali, superando le rigidità degli attuali sistemi professionali od ordinamentali, ormai avulsi dai contenuti concreti del lavoro”.

I sindacati chiedono anche di innovare il sistema di classificazione e gli incarichi, adeguandoli alla reale professionalità espressa, per ridurre il fenomeno del dumping contrattuale e salvaguardare l’inquadramento e il salario del personale, interessato da eventuali processi di mobilità, prevedendo sempre la partecipazione del sindacato alle scelte generali e ai percorsi di attuazione.

In tema di condizioni di lavoro, i sindacati rilevano che il blocco del turnover e il perdurare di una situazione di costante diminuzione d’investimenti economici sul personale e sull’adeguamento degli organici ai reali fabbisogni, hanno determinato in questi anni importanti situazioni di disagio organizzativo e ripercussioni sulla qualità dei servizi erogati. Anche per questo sono aumentati i fenomeni di stress occupazionale e burn out, fino ai sempre più frequenti fenomeni di mobbing, realizzati anche attraverso la totale noncuranza organizzativa delle direzioni strategiche.

Secondo i sindacati, quindi, è necessario costruire percorsi che favoriscano il benessere organizzativo e la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, con particolare attenzione alle pari opportunità; l’incrocio fra la realizzazione dei fabbisogni individuali di crescita e il raggiungimento degli obiettivi organizzativi; una corretta politica sugli orari che garantisca il recupero psicofisico; soluzioni idonee al tema dell’invecchiamento dei lavoratori; investimenti concreti sulla formazione, che deve essere realmente un diritto per tutti.