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Dopo la rottura del 4 ottobre scorso – con conseguente stato di agitazione e immediato blocco degli straordinari e delle flessibilità – riprende oggi la (difficile) trattativa per il rinnovo del contratto del tessile e abbigliamento, scaduto il 31 marzo 2016 e che riguarda circa 420.000 addetti. L’incontro si terrà a Milano, nella sede di Smi. Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil chiedono un aumento di 100 euro medi al 3° livello super. La trattativa si è arenata sulla volontà delle imprese di non anticipare più l'inflazione sulla base di previsioni ma di pagarla “ex-post”. Al termine dell’incontro, si legge in una nota sindacale, “la delegazione trattante assumerà le eventuali iniziative finalizzate allo sblocco della trattativa”.
Come detto, l’appuntamento del 4 ottobre non era finito bene. Lo stato di agitazione era stato deciso “a fronte della indisponibilità a rivedere la posizione sul modello contrattuale”. In altre parole, la delegazione trattante ritiene “impercorribile una soluzione contrattuale che prevede una definizione ex post del salario”.
Da qui era scaturita la scelta di inasprire la protesta, “nella consapevolezza – spiegano i sindacati – che la categoria ha già rinnovato il contratto nazionale per oltre 400 mila lavoratori del manifatturiero associati a Confindustria, alcuni dei quali appartenenti al comparto moda con una previsione ex ante degli incrementi sui minimi salariali".
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Buone notizie erano invece arrivate il 12 ottobre: è stata raggiunta infatti a Roma l'intesa sull'ipotesi di accordo tra Uniontessile-Confapi e i sindacati del settore Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil per il rinnovo del contratto 2016-2019 (interessati oltre 90.000 lavoratori delle piccole e medie imprese del settore tessile, della moda e affini ai quali si applica il contratto), scaduto il 31 marzo 2016.
L'ipotesi di accordo prevede un aumento medio sui minimi (3° livello) di 75 euro, distribuito in tre tranche: 1 aprile 2017; 1 aprile 2018; 1 gennaio 2019. Per le imprese che non fanno contrattazione di 2° livello, l'intesa prevede l'aumento dell'elemento perequativo che passa dai 220 euro del precedente contratto agli attuali 240 euro annui.
Inoltre, sul capitolo del “welfare” contrattuale, previsto l'aumento del contributo (+ 0,1%) destinato al fondo di previdenza integrativa “Fondapi” a favore di tutti i lavoratori iscritti. Sul fronte della sanità integrativa, le parti hanno stabilito di dare piena attuazione a quanto previsto dal fondo integrativo sanitario intersettoriale (“Sanapi”).