«Il modello di reddito di cittadinanza che stiamo elaborando parte dalla sperimentazione nazionale sul Sia (sostegno all’inclusione attiva, ndr), con l’obiettivo di migliorarne alcuni punti, anche in relazione alle peculiarità della situzione regionale. Tutto questo dovrà accompagnarsi a un riassetto complessivo delle tante misure già in campo sul fronte delle politiche assistenziali, perché non possiamo permetterci di sprecare neppure un euro». È quanto ha dichiarato l’assessore regionale alle Politiche sociali Maria Sandra Telesca intervenendo al convegno organizzato oggi a Pasian di Prato (Udine) dalla Cgil per presentare la sua proposta di reddito di base, elaborata assieme all’Ires. Telesca ha confermato che la Giunta guarda al modello di Trento, anche in riferimento alla soglia Isee di 6.500 euro adottata dalla Provincia autonoma.

Nessuna ipotesi per il momento sulla platea potenziale di beneficiari: l’assesore, infatti, si è limitata a ricordare che sono 5.800 le famiglie attualmente assistite dal Fondo regionale di solidarietà, gestito dai comuni, con una soglia massima Isee di 8.200 euro. «Stiamo facendo diverse simulazioni e altre se ne renderanno necessarie, anche in rapporto con il nuovo Isee», ha aggiunto l’assessore, asupicando che dal confronto tra le varie proposte in campo, da quella del Movimento 5 Stelle fino a quella della Cgil, passando per quella annunciata ieri a livello regionale da Sel, possa uscire una sintesi finale in grado di dare risposte adeguate, anche attraverso quel raccordo tra politiche assistenziali e di sostegno all’occupazione giudicato prioritario dalla Cgil.
La giornata di oggi è stata una prima occasione di confronto anche tra le forze politiche presenti in consiglio. Se il consigliere del Movimento Cinque Stelle Cristian Sergo denuncia da un lato i ritardi della Giunta, ricordando che «la nostra proposta è in campo da quasi un anno e finora non c’è stato alcun confronto», dall’altro giudica positivamente l’impostazione della Cgil, «che pone al centro le politiche del lavoro e il condizionamento del sostegno al reddito a un’effettiva attivazione dei beneficiari nella ricerca di un impiego, requisito indispensabile per evitare una misura merramente assistenzialista». Giulio Lauri, di Sel, sottolinea che quella presentata ieri dal coordinatore regionale di Sl Marco Duriavig non è ancora una proposta del gruppo consiliare, e auspica invece che si prosegua nel solco già tracciato dalla Giunta. «Non si tratta di piantare bandierine – ha detto Lauri – ma di contribuire all’eleaborazione di una misura efficace. Se l’idea è quella di ricalcare la proposta nazionale di Sel, come sembra fare la proposta annunciata ieri, non sarei d’accordo, perché si tratta di un modello tarato su quello del Lazio, che ha mostrato parecchi limiti».

Per Cristiano Shaurli «si tratta di lavorare ai punti di contatto tra le proposte in campo, compresa quella della Cgil, che giudica prioritario l’avviamento al lavoro». Il capogruppo del Pd ha confermato che il Trentino resta un modello di riferimento, «perché si sta dimiostrando una forma supplementare di sostegno che rappresenta una forma concreta di lotta alla povertà e al disagio». Ncd, con Alessandro Colautti, conferma il parere favorevole già espresso in Consiglio al reddito di cittadinanza: «È corretto pensare a un sistema di sostegno, ma è indispensabile evitare una deriva assistenzialista. Fondamentale quindi un lavoro di pulizia nella giungla di provvedimenti già in vigore, nella consapevolezza che la priorità è il rilancio dell’occupazione». Forza Italia, invece, critica l’impostazione della Giunta: «Siamo di fronte a una proposta limitata – dichiara il capogruppo Riccardo Riccardi – perché stiamo continuando a destinare milioni di euro a un modello di assistenza e di politiche per l’impiego tarato sulla situazione pre-crisi. Serve un nuovo modello, basato non soltanto sul sostegno al reddito e all’occupazione, ma su un riordino complessivo degli strumenti in campo».