“Ormai siamo talmente additate e accusate come categoria che, prima di scrivere la nostra opinione, ci sentiamo obbligate a precisare ‘non ho nulla da nascondere’, oppure ‘per me è uguale perché non ho da temere’. Ci rendiamo conto?”. Il disegno di legge in discussione al Senato, che mira a introdurre telecamere nei nidi e nelle scuole di infanzia come strumento per contrastare le condotte di maltrattamento o abuso, fa discutere le maestre nei gruppi Facebook dedicati. A commento, infatti, di un post della Funzione pubblica Cgil Servizi educativi, e della sua campagna per il No alle telecamere nei nidi e nelle scuole dell'infanzia, si è sviluppata una vivace discussione tra favorevoli e contrari.

Decine di commenti, civile il confronto tra le due fazioni. La gran parte dei sostenitori del Sì alle telecamere premette di “non aver nulla da nascondere, anzi”, come scrive ad esempio Annalisa. Osservazione rispetto alla quale replica Irene: “Per carità, non si parla di nascondere o meno qualcosa. Di temere o meno le telecamere. Ma di creare una condizione di scarsa fiducia nella relazione educatrice-genitore. Poi c'è da dire che io metterei una telecamera nelle case per far vedere a noi educatrici le reali abitudini che questi bambini hanno”. Diversi, e su questa stessa linea, gli interventi di chi sostiene che le telecamere sono uno strumento di tutela per le maestre dai genitori: “Anche io sono a favore delle telecamere – scrive Daria –. Per come sono i bimbi e i genitori di oggi sono anche una protezione per noi insegnanti”.

La discussione, in sintesi, verte sul tema della dignità, ovvero quanto l'occhio delle telecamere incida sulla percezione che si ha della categoria. “Io le telecamere – scrive Lidia – non le voglio semplicemente perché diventa anche offensivo nei riguardi della categoria insegnanti che già di suo, ogni giorno, perde sempre più valore. Tolgono a noi insegnanti/educatrici la fiducia e a priori si sospetta già in maniera generalizzata sulla categoria e sul fatto che siamo tutte delle mele marce. Allora, se proprio bisogna metterle, le vorrei ovunque. Perché se si sospetta solo degli insegnanti è una discriminazione bella e buona della categoria”. Così come c'è chi rilancia, in linea con la campagna della Cgil che va oltre il No alle telecamere, le vere, urgenti, necessità: assunzioni e organici adeguati, contratti di lavoro dignitosi, partecipazione delle famiglie, coordinamento pedagogico e formazione permanente. “Credo servano prima di tutto un numero maggiore di insegnanti, troppi sono i bambini nelle scuole materne per una sola educatrice”, come scrive Enza.

Intanto, mentre la discussione sui social prosegue, la Fp Cgil continua il suo contrasto al ddl in discussione al Senato, anche attraverso un appello da sottoscrivere e inviare ai componenti della commissione Affari costituzionali del Senato dove il disegno di legge è in discussione. Un appello che, in estrema sintesi, si contrappone al provvedimento perché, si legge nel testo, “non si può trattare il tema dei servizi educativi con un approccio basato sulla logica del controllo attraverso una modalità che è fortemente pregiudicante la fiducia verso i lavoratori del settore”. La Fp Cgil sostiene le sue ragioni, la mobilitazione contro questo ddl in stile Grande Fratello prosegue.