La cosa migliore per il Sud è il superammortamento  al 160 per cento, perché premia chi fa investimenti e punta sull'innovazione. Una misura di questo genere inoltre ha una relazione anche con il credito d'imposta che ci pare utile ma su cui aspettiamo di capire cosa intende fare”. Ha risposto così ieri il segretario  generale della Cgil, Susanna Camusso, alle domande dei giornalisti del "Mattino" che hanno organizzato un videoforum sui problemi del  Mezzogiorno, la manovra economica e le proposte del sindacato.

Rispetto all’ipotesi di decontribuzione, per il segretario della Cgil, “siamo stati tra i primi a sostenerla proponendo però di riservarla alle sole nuove assunzioni, non alla copertura del turn over”.  Molti dubbi anche sul Masterplan per il Sud: “Sul masterplan ho soprattutto grandi interrogativi e non basta usare una parola inglese per determinarne il livello di affidabilità. Manca una visione strategica del rilancio del Mezzogiorno e un'idea accettabile di politica industriale. La stessa scelta di dialogare direttamente con i sindaci delle otto città metropolitane, chiamandoli a firmare i Patti per il Sud, dimostra che prevale la logica di interventi spezzettati e non organici sui territori. Vanno bene, per carità, i cantieri ma senza un'idea-guida dello sviluppo rischiano alla fine di essere solo una parte del progetto”.

Tra i temi toccati nel forum quello di Bagnoli, snodo decisivo per il rilancio del Sud. De Magistris ha deciso di bloccare il piano di riassetto dell'area. “Mi viene da rispondere che per Bagnoli come per altri casi l'importante è prendere una strada, una direzione – ha commentato Camusso –. Il gioco dei commissariamenti e delle primogeniture va fermato. Costruiamo piuttosto una grande cooperazione su queste scelte e garantiamo loro i necessari finanziamenti: ma dobbiamo fare. Qui come a Taranto, come a Termini Imerese o a GioiaTauro perché altrimenti le diseguaglianze di cui soffre il Mezzogiorno non riusciremo a colmarle”.

Anche la situazione dell’Ilva continua a non migliorare.  Duro il giudizio di Camusso: “Non ci sono piani industriali, continuano gli incidenti sul lavoro purtroppo anche mortali, c'è un clima di disorganizzazione che preoccupa. Se la scelta dei governi, in base ai decreti degli ultimi esecutivi, è di considerare strategica la siderurgia, bisogna accelerare subito sugli investimenti pubblici. Il rischio, in caso contrario, è che di questo passo si arrivi ad un disimpegno dello stabilimento”.

Nella conversazione con i giornalisti del “Mattino” anche una battuta sulla riforma dei contratti. A chi le chiede se un contratto unico nazionale non sia una penalizzazione per il Mezzogiorno, e se non sarebbero più incentivanti accordi aziendali, il segretario generale della Cgil risponde così: “Se prendiamo i numeri dei contratti di secondo livello nel Sud si conteranno solo quelli di aziende come Fca o di grandi gruppi come Fincantieri e Finmeccanica. Tutte le altre, per lo più di piccole dimensioni e sono la stragrande maggioranza, non sarebbero coinvolte. La scelta di puntare tutto sul contratto aziendale deopotenziando quello nazionale comporterebbe l'esclusione della maggioranza dei lavoratori dalle tutele contrattuali”.

Già oggi, aggiunge Camusso, “nel Mezzogiorno le retribuzioni sono mediamente più basse del 20% rispetto al centronord. Cos'altro dobbiamo metterci? Dobbiamo ridurre i salari dei lavoratori che sono già i più bassi d'Europa? Siamo convinti che una politica pronta a competere solo sui costi non consentirà a questo Paese un vero sviluppo”.