Il calo dell'occupazione e le crescenti difficoltà economiche delle famiglie stanno determinando una vera "emorragia di capitale umano" nel Mezzogiorno: sono sempre di più, infatti, quelli che decidono di lasciare il Sud Italia per andare a vivere nel Centro-Nord o all'estero (110mila nel solo 2010). 

Peraltro il Mezzogiorno - emerge dai dati del Check-up Mezzogiorno pubblicato da Confindustria e Studi e Ricerche per il Mezzogiorno - non utilizza gran parte del capitale umano che resta sul territorio: i giovani con età compresa tra 15 e 24 anni che non studiano o non lavorano rappresentano il 33% del totale, contro il 25% registrato in Italia.

Il persistere della crisi
è causa e effetto del forte calo degli investimenti pubblici e privati – dicono gli industriali – La spesa in conto capitale si è ridotta, dal 2007 al 2011, di circa 7 miliardi di euro. Nello stesso periodo, gli investimenti fissi lordi nel 2011 sono diminuiti di 8 miliardi (-11,5%) e particolarmente rilevante è stata la caduta degli investimenti nelle costruzioni (-42,5%) e nell'industria in senso stretto (-27,8%). La quota di imprese manifatturiere che hanno investito è andata progressivamente calando, dal 37,4% nel 2008 al 23,6% nel 2011.

E' necessario, spiega Confindustria, non disperdere risorse e concentrare gli interventi per il Sud su tre direttrici: in primo luogo l'impresa, per favorire la ripresa degli investimenti, il superamento del limite dimensionale, l'export, e l'innovazione. In secondo luogo il lavoro, con l'adozione di misure urgenti per frenare l'emorragia di capitale umano e in terzo luogo, le condizioni di vita dei cittadini del Mezzogiorno. Il pieno utilizzo delle risorse europee è decisivo.