Non si sblocca la situazione della Blutec di Termini Imerese (Palermo). Il 31 maggio scorso l’azienda ha presentato un nuovo piano industriale incentrato su produzioni elettriche del settore automotive, che assorbirebbe tutti i 694 lavoratori ex Fiat entro la fine del 2019. Ma sul progetto pesano diverse incognite: la restituzione dei circa 20 milioni di euro chiesti da Invitalia, la verifica della sostenibilità del piano industriale con un nuovo contratto di sviluppo, il riconoscimento degli ammortizzatori sociali anche per l’anno prossimo. Un nuovo incontro è previsto per martedì 12 giugno a Roma, presso il ministero dello Sviluppo economico: sindacati e lavoratori si augurano che non sia “interlocutorio” come tutti quelli avvenuti finora.

“Prendiamo atto dei progetti che l'azienda ha illustrato, aggiungendo alcune novità, ma che sono tutte da verificare, per permettere il ritorno al lavoro non solo degli occupati diretti, ma anche ai circa 300 lavoratori dell'indotto, come da impegni presi nell'accordo del 22 dicembre 2014”, commentano Roberto Mastrosimone (segretario generale Fiom Cgil Sicilia) e Francesco Percuoco (coordinatore automotive Fiom Cgil nazionale). Il progetto della Blutec (newco del gruppo Metec) si fonda sull'avvio della produzione del Doblò elettrico, che per ora è fissato per metà dicembre. “Non è più possibile perdere tempo, da troppi anni i lavoratori aspettano risposte” aggiungono gli esponenti sindacali: “Ora è necessario trovare soluzioni definitive sia dal punto di vista del contenzioso sulla restituzione del prestito sia da quello dell'avvio del finanziamento per il progetto di reindustrializzazione”.

A pesare, e molto, è la negoziazione ancora in corso tra Invitalia e il gruppo guidato da Roberto Ginatta per la restituzione dell'anticipo di 20 milioni di euro (su 67 milioni complessivi di finanziamento pubblico) ricevuto da Blutec per la reindustrializzazione di Termini Imerese. Una restituzione che l’Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa (di proprietà del ministero dell'Economia) pretende a causa della discordanza del piano industriale rispetto al contratto di programma che lo ha finanziato. Da discutere, dunque, è la contrattazione del piano di rientro, ovvero la rateizzazione, le relative garanzie di questa e gli interessi. Va segnalato, infine, che la restituzione è stata chiesta dal cda di Invitalia anche a seguito della revoca del contratto di sviluppo, ed è il presupposto affinché l'azienda possa presentare un nuova richiesta di finanziamento.