Sembrerebbe arrivata ad uno snodo decisivo la situazione della Siria, dopo il maxi attentato kamikaze contro la sede della sicurezza nazionale a Damasco, nel quale sono morti il ministro della Difesa, Dawood Rajha, e altri due alti esponenti del regime.

I segnali sono molteplici: intanto, dagli Usa l'amministrazione Obama fa sapere di essersi preparata al crollo del regime di Assad e di lavorare a piani di emergenza, concentrandosi sulle armi chimiche che Bashar al Assad potrebbe usare contro l'opposizione e i civili. Lo riporta il New York Times citando alcune fonti dell'amministrazione americana.

In Siria, invece, gli insorti dell'Esercito libero siriano (Esl) si “preparano ad attaccare la sede della tv di Stato”: lo affermano i comitati di coordinamento locale dell'opposizione, secondo i quali i disertori hanno lanciato un ultimatum ai dipendenti dell'emittente perché‚ lascino “immediatamente” l'edificio, nel quartiere di Mazzeh a Damasco.

Sull'allarme armi chimiche, il re di Giordania Abdallah II ha allertato sul pericolo rappresentato da al Qaida nella crisi siriana, affermando che la rete terroristica potrebbe impadronirsi dell'arsenale chimico siriano, approfittando del caos che si è creato nel Paese. In un'intervista alla Cnn, il sovrano ha avvertito di quello che potrebbe essere “lo scenario peggiore”, vale a dire “se stoccaggi di armi chimiche, cadessero in mani non amiche”, come quelle di al Qaida, che - secondo il re - già opera in alcune zone della Siria.

Intanto, è drammatico il conteggio delle vittime. Più di 200 morti, in maggioranza civili e 38 a Damasco, è il bilancio delle violenze della sola giornata di ieri in Siria. E' quanto fa sapere l'ong Osservatorio siriano dei diritti dell'uomo. In tutto sarebbero 214 le persone rimaste uccise, compresi i tre alti ufficiali uccisi in un attentato nella capitale. 124 sarebbero civili, 62 soldati e 28 ribelli