"Sul fronte pensioni apprezziamo i passi in avanti nella trattativa tra governo e sindacati confederali, ma per un operaio edile, che in questi mesi ha avuto la fortuna di lavorare ancora, 35-36 anni di contributi per accedere all’Ape agevolata sono troppi". Così dichiarano in una nota i segretari generali di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, Vito Panzarella, Franco Turri e Alessandro Genovesi. "Così come troppi sono 30 anni di contributi se disoccupato  – continua il comunicato –, dal momento che gli edili quasi mai raggiungono la pensione di anzianità con questa contribuzione. Per questo chiediamo al Governo di ridurre sensibilmente tale tetto, utilizzando tutti gli strumenti possibili, considerando quanto sia discontinua la carriera previdenziale nel nostro settore, oltre che rischiosa e gravosa. Dobbiamo dare una risposta concreta a quei tanti edili che, over 60, sono ancora sulle impalcature, vittime più di altri dei tanti incidenti gravi e mortali”.

"Se le cose resteranno così, come annunciato dal governo in materia pensionistica per la cosiddetta Ape social, per i lavoratori gravosi e discontinui di Napoli e dell'intero Mezzogiorno si configurerebbe una vera e propria beffa". Lo afferma Walter Schiavella, commissario della Cgil di Napoli: "Quanti muratori o infermieri, quanti braccianti od operai hanno 36 anni di contributi in lavori spesso già precari e discontinui ovunque e ancor più nel Mezzogiorno? Pochi. E per quei pochi rischia di scattare il tetto di reddito come ulteriore tagliola". Non sono queste, conclude Schiavella, "le risposte che i lavoratori si aspettano".