"Egregio mr. Ball, la grande rilevanza dell’azione di sciopero della giornata di ieri e soprattutto l’interesse sin qui dimostrato dalle lavoratrici e dai lavoratori di tutto il personale navigante Alitalia sui temi sensibili oggetto della vertenza, c’inducono a inviarle nuovamente alcune riflessioni". Inizia così la lettera aperta di Filt, Fit, Uiltrasporti e Ugl Ta, inviata all'ad della compagnia aerea. L'amministratore delegato Cramer Ball aveva scritto una lettera ai passeggeri, in occasione dello sciopero, criticando le organizzazioni dei lavoratori. Si legge nella missiva: "La compagnia aerea ha recentemente eliminato un privilegio concesso a piloti e assistenti di volo che consentiva loro di volare gratuitamente per raggiungere le loro sedi di lavoro di Roma o Milano. Voli gratuiti di cui ha finora beneficiato prevalentemente una minoranza del nostro staff. I sindacati hanno proclamato lo sciopero dopo che abbiamo confermato la nostra intenzione di annullare questi privilegi". Questa la versione dell'ad.

"Come lei ricorderà - riprendono i sindacati -, abbiamo recentemente inviato alla sua attenzione una lettera, nella quale indicavamo tutte le anomalie esistenti in un modello di relazioni industriali che, seppur ancora da sviluppare, ha già evidenziato i suoi limiti, con la conseguente necessità di apportare urgenti correttivi per avviare finalmente quel confronto preventivo adeguato e necessario, per il perfetto contemperamento degli interessi dell’impresa con quelli altrettanto legittimi del mondo del lavoro. Tale richiesta sembra essere caduta nel vuoto", continuano i segretari nazionali delle quattro sigle, Cortorillo, Fiorentino, Veneziani e Alfonsi.

"Al contrario, le sue recenti dichiarazioni ai media, ai passeggeri, alle lavoratrici ed ai lavoratori di Alitalia appaiono eccessive, ingiuste per non dire inaccettabili, per essere anche solo lontane dalla verità storica e da quello che è stato fatto con sacrifici reali e tangibili per il rilancio di Alitalia Sai. Lo sciopero non è un'azione che vuole distruggere l'impresa. Soprattutto, assume un significato ben diverso dal messaggio che è stato divulgato, se esso viene effettuato dopo molti anni dall'ultimo, che risale, addirittura, a un’altra azienda", proseguono.

"Di certo, questo dimostra che il malessere è arrivato a un punto molto alto. Tale malessere è un sintomo, non una malattia. A nostro giudizio, Alitalia farebbe bene a occuparsene, come mai sinora, ed a comprenderlo. Non si dà un futuro a un'impresa, non la si rende profittevole, se il personale navigante, oltre a quello di terra, si sente oggetto di continue decisioni non capite o condivise. Noi non intendiamo difendere privilegi e nemmeno siamo parte del vecchio contrapposto al nuovo. Da ormai oltre un semestre, segnaliamo ad ogni livello dell’impresa che la strada avviata, seppur oggettivamente indirizzata verso la ricerca di uno sviluppo, di importanti investimenti, di un nuovo posizionamento nel mercato, ma anche del recupero d'immagine, non può prevedere, di contro, lo svilimento del confronto preventivo, soprattutto se interessa i temi del mondo del lavoro", aggiungono.

"I numeri degli aderenti allo sciopero sono una dimostrazione di quanto abbiamo tentato di rappresentarle e della sofferenza reale delle categorie interessate, tale da richiedere un urgente eccezionale impegno da parte di tutti gli attori per riavviare un dialogo concreto, che tuttavia, almeno dal nostro punto di vista, non è mai venuto meno. Quindi, ci aspettiamo un ritrovato senso della misura, un rinnovato spirito di confronto, archiviando le fughe solitarie e abbandonando le accelerazioni in una direzione piuttosto che nell’altra. Siamo tutti chiamati a una dimostrazione di capacità comune, perché è possibile evitare rischiose asimmetrie nei reciproci rapporti. L’unico obiettivo che c'interessa è lo sviluppo di Alitalia, lo sviluppo dei posti di lavoro, la coerenza come faro delle nostre comuni iniziative future, che siano sostenibili con le esigenze del mondo del lavoro", sostengono ancora Filt, Fit, Uiltrasporto e Ugl.

"Riteniamo sia ineludibile allargare i termini dei nostri ragionamenti complessivi e, quindi, auspichiamo l’avvio di una vera nuova fase concreta di confronto, nelle relazioni industriali di Alitalia. Questa volta prevista prima, e non dopo decisioni già assunte, con iniziative che appaiono insostenibili e indifendibili. Auspichiamo di entrare nel merito del nuovo piano industriale e ricerchiamo un nuovo modello relazionale in grado di prevenire il conflitto, attraverso la valorizzazione della cultura industriale e del modello europeo dei sistemi di relazioni industriali, abbandonando definitivamente il disordine degli attuali assetti e dell’intransigenza identitaria. Vogliamo accelerare la sfida per costruire, se possibile, basi più solide sui cui poggiare le leve dello sviluppo per tutti i lavoratori di Alitalia", concludono le organizzazioni sindacali.

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