PHOTO
"Abbiamo deciso di rivolgerci a Lei perché rappresenta tutti gli italiani e perché, cosa di cui La ringraziamo di cuore, ha sempre dimostrato una grande e non comune sensibilità per i problemi del lavoro e per le condizioni di chi lavora". Inizia così la lettera al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, inviata dalla delegazione Fiom, Fim e Uilm di Fincantieri.
"Sappiamo, e anche di questo La ringraziamo - scrivono le organizzazioni sindacali -, che la situazione molto difficile che si è determinata per la cantieristica italiana, e in particolare per la nostra azienda, la Fincantieri, è stata e resta alla Sua attenzione".
"Non ci soffermeremo dunque più di tanto a illustrarle problemi che Lei certamente conosce bene. Il ritiro del piano Fincantieri che prevedeva la chiusura di cantieri con drastiche riduzioni dell’occupazione è un primo risultato molto importante della nostra azione e dell’iniziativa di tutti i soggetti che l’hanno sostenuta".
"Vogliamo condividere con Lei solo due considerazioni", aggiungono i sindacati. "Noi ci battiamo prima di tutto per il nostro lavoro, per le nostre vite, le nostre famiglie. Ma crediamo che questa battaglia abbia anche un valore più grande perché grande è il patrimonio di competenze, di professionalità, di 'saper fare' che in tanti decenni è stato accumulato nelle nostre fabbriche: dai nostri cantieri sono uscite, e continuano a uscire, le più belle navi della storia della navigazione".
"Crediamo che questo patrimonio appartenga al nostro paese, e che l’Italia non possa, non debba rinunciare – nemmeno in parte - a questa eccellenza proprio nel momento in cui si fa così difficile la competizione con altri paesi in Europa e nel mondo. In secondo luogo, noi lavoriamo in Liguria, in realtà produttive a Genova, Riva Trigoso, La Spezia, che Lei conosce bene".
"Ci rendiamo ben conto che la nostra è una battaglia comune per tutti gli stabilimenti Fincantieri. La nostra unità è una condizione decisiva per il successo. Ci sembra però doveroso osservare che la Liguria ha subito negli ultimi decenni una riduzione davvero drammatica della presenza dell’industria manifatturiera. La percentuale di questo tipo di produzioni è ormai la più bassa tra le regioni del Nord".
"Noi crediamo - proseguono i metalmeccanici - che ulteriori impoverimenti di questa preziosa cultura industriale potrebbero innescare processi di degrado di tutta la struttura economica. La terribile crisi internazionale di cui anche noi siamo vittime ci insegna una cosa: è profondamente sbagliata l’idea che intere comunità nazionali e regionali possano reggersi con strutture economiche quasi totalmente prive dei fondamenti basilari della produzione della ricchezza: l’agricoltura e l’industria".
"Poi, naturalmente, su queste fondamenta può crescere un edificio che è fatto di conoscenza, di servizi, di nuove tecnologie, di attività culturali e turistiche. Ma se queste fondamenta si indebolissero ulteriormente noi temiamo davvero che la casa possa crollare. E noi desideriamo che restino in piedi le nostre case, e che resti salda la casa di tutti che è il nostro paese".
"Signor Presidente - aggiungono ancora -, La ringraziamo ancora per il tempo che ha voluto e potuto dedicarci. Le siamo molto vicini per l’azione costante di incoraggiamento che Lei svolge quotidianamente nei confronti di tutte le energie positive dell’Italia, che sono tante. Noi vorremmo continuare a essere una parte di queste energie, operando e impegnandoci perché il nostro presente e i nostro futuro possa contribuire al presente e al futuro di tutti. Le rivolgiamo i saluti più cordiali - concludono - e gli auguri più sinceri per il Suo lavoro così importante per l’Italia e per il suo ruolo nel mondo, e anche per la nostra battaglia".