“Sappiamo che tra i poliziotti c'è molta attesa per ciò che farà Salvini e noi come sindacato di categoria vogliamo valutarlo alla prova dei fatti per quel che riguarda le risorse per la sicurezza, il contratto in scadenza a fine anno, il riordino interno delle carriere e le assunzioni”. Daniele Tissone, segretario generale del Silp Cgil, non chiude la porta al governo, ma chiede di passare presto dalle parole ai fatti.

“Ad oggi – dice Tissone – dobbiamo registrare molte promesse e poca sostanza sui temi che davvero interessano alle lavoratrici e ai lavoratori in divisa. Penso ad esempio al decreto correttivo relativo alla riforma dei ruoli e delle qualifiche. Lega e M5s hanno condiviso con noi, quando erano all'opposizione, numerose critiche a questo riordino che doveva avere l'obiettivo di rendere più efficiente il comparto sicurezza attraverso migliori percorsi di carriera interna. Ad oggi invece l'attuale governo pare intenzionato a confermare l'impianto della riforma voluta dal precedente esecutivo e questo non possiamo accettarlo”.

Il Silp Cgil si chiede anche che fine abbiano fatto le nuove assunzioni: “Dovevano scorrere le graduatorie dell'ultimo concorso agenti – afferma il sindacalista – per chiamare a visita i ragazzi già a settembre e partire subito coi corsi di formazione. Quando il governo Conte è entrato in carica era già pronto un decreto ad hoc, perché non è stato ancora firmato? Siamo da tempo in asfissia di personale e con le migliaia di pensionamenti previsti nel 2018 non potremo che andare peggio. Siamo attualmente al di sotto anche delle unità di personale del turn over, ovvero delle circa 2.000 persone andate in quiescenza nel 2017 ad oggi non reintegrate”.

C'è poi la partita, importantissima, del rinnovo contrattuale che interessa circa 500.000 addetti alla sicurezza tra poliziotti, carabinieri e militari. I nodi non potranno che essere sciolti nella ormai prossima legge di stabilità: “Al momento – prosegue Tissone – tutte le attenzioni paiono concentrate sulla flat tax e sul reddito di cittadinanza. Non abbiamo notizie di nuovi appostamenti economici per le forze dell'ordine. Rischiamo di firmare un contratto molto peggiore rispetto a quello sottoscritto col governo Gentiloni”.

Tante sfide aperte, insomma. “Noi siamo espressione del primo e più grande sindacato italiano – conclude Tissone – e abbiamo il dovere di confrontarci anche con Salvini, nonostante le distanze che ci dividono su temi importanti come, per fare solo alcuni esempi, l'accoglienza e l'immigrazione. Dal 1° giugno, da quando si è insediato il governo Conte, le nostre proposte, sempre costruttive, sono sul tavolo del vicepremier. Vogliamo cose concrete, non giri di parole. Pronti a mobilitarci e a scendere in piazza, se necessario”.