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A settembre l'occupazione torna a calare, dopo la crescita registrata ad agosto, mentre torna a crescere la disoccupazione dopo due mesi di ampia diminuzione. A dirlo è l'Istat, precisando che il calo si concentra tra i dipendenti permanenti, mentre segnali positivi si hanno invece per i dipendenti a termine e i lavoratori indipendenti. L'Istituto precisa che il tasso di occupazione scende al 58,8 per cento (-0,1 punti percentuali), pari 34 mila unità in meno. "Il calo congiunturale riguarda donne e uomini e si distribuisce tra le persone di età compresa tra i 25 e i 49 anni", spiega l'Istat: "Nell'ultimo mese si stima una netta diminuzione dei dipendenti permanenti (-77 mila), mentre aumentano sia quelli a termine (+27 mila) sia gli indipendenti (+16 mila)". Inoltre, nella media del terzo trimestre "l'occupazione è stabile rispetto ai tre mesi precedenti. Nell'arco dei dodici mesi la crescita occupazionale rimane positiva, spinta soprattutto dai dipendenti a termine".
“Accelerano i processi di precarizzazione e di peggioramento della qualità del lavoro. È imbarazzante il rimpallo delle responsabilità della politica, che continua a non affrontare i nodi strutturali della debolezza del mercato del lavoro. Anche questa legge di Bilancio non contiene misure forti a favore dell’occupazione, a partire da giovani e donne, della crescita e di investimenti pubblici e privati”. Questo il commento dela segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti.
Dopo due mesi di diminuzione, dunque, a settembre torna a crescere la stima delle persone in cerca di occupazione (+3,2 per cento, pari a +81 mila unità). L'aumento della disoccupazione si distribuisce su entrambe le componenti di genere e tutte le classi di età. Il tasso di disoccupazione sale al 10,1 per cento (+0,3 punti percentuali su base mensile), quello giovanile aumenta al 31,6 per cento (+0,2 punti). A settembre si stima un calo degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,3 per cento, pari a -43 mila unità), la diminuzione coinvolge uomini e donne e si distribuisce tra i 25-34enni e i 50-64enni. Il tasso di inattività scende al 34,5 per cento (-0,1 punti percentuali). "L'andamento discontinuo dell'occupazione negli ultimi mesi determina nel terzo trimestre una sostanziale stabilità rispetto al trimestre precedente", prosegue l'ìIstituto di statistica: "Tale stabilità è sintesi di un aumento tra gli uomini e un calo tra le donne. Riguardo all'età si registra una diminuzione degli occupati tra i 15 e i 49 anni, cui si contrappone l'aumento tra gli ultracinquantenni. Nel trimestre crescono in misura intensa i lavoratori a termine (+3,2 per cento, +98 mila), mentre calano sia i dipendenti permanenti (-85 mila) sia gli indipendenti (-23 mila)".
“Le rilevazioni - sottolinea Scacchetti - confermano le difficoltà di un mercato del lavoro che soffre da tempo di tassi di crescita inferiori alla media europea, in cui rimane un’incidenza drammatica della disoccupazione giovanile, che riguarda un giovane su tre e che ha alimentato negli ultimi anni un processo di forte emigrazione verso l’estero”. Un mercato del lavoro definito da Scacchetti “debole e frammentato”, in cui, come la Cgil ha più volte denunciato, “il recupero occupazionale è quasi tutto concentrato nei settori a più basso valore aggiunto e sulle fasce più mature dell’occupazione, anche in ragione dell’allungamento della permanenza al lavoro per le sbagliate riforme previdenziali, oltre che caratterizzato da molte meno ore lavorate rispetto al periodo pre-crisi”.
Questo quadro per Scacchetti “non fa che aumentare la nostra preoccupazione e il nostro giudizio di inadeguatezza sulla manovra, priva di interventi a favore di occupazione e crescita e, se non bastasse, iniqua in campo fiscale”. “Si va, infatti, nella direzione contraria a quella necessaria - prosegue la dirigente sindacale - che implica la redistribuzione di ricchezza a favore di pensioni e lavoro anziché, come accade con il decreto fiscale, un premio per gli evasori”.
“Le direttrici su cui investire nel mercato del lavoro per la crescita del Paese - conclude la segretaria confederale della Cgil - dovrebbero essere: il rafforzamento di politiche a favore del lavoro di qualità e il contrasto alla precarietà, la garanzia dell’universalità del sistema degli ammortizzatori e - aggiunge infine - la costruzione di un sistema di politiche attive in grado di garantire il diritto del disoccupato a politiche di sostegno, riqualificazione, inclusione nel mercato del lavoro”.
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