“Dobbiamo continuare a lavorare con decisione su questi temi. Anche perché, sebbene la Cgil abbia già da tempo posto dei punti chiari di intervento e di contrattazione, la stagione che abbiamo alle spalle ci conferma la necessità di andare avanti su questa strada”. A dirlo è stata il segretario confederale Gianna Fracassi, nella relazione introduttiva agli “Stati generali per la manutenzione del territorio e lo sviluppo delle aree interne”organizzata dal sindacato di Corso d'Italia per oggi (9 gennaio) a Roma.

Stiamo facendo è un lavoro molto complesso per rinnovare il nostro modo di contrattare in una fase di disconnessione tra i vari livelli istituzionali - ha continuato -. È però un lavoro indispensabile, perché affrontare i temi della manutenzione e della prevenzione serve a rafforzare le aree interne e a rendere le comunità resilienti rispetto agli effetti drammatici degli eventi naturali. Ma è anche un passaggio necessario per opporsi ai rischi sociali, come lo spopolamento e l'abbandono dei territori e delle economie. In sostanza, vogliamo elaborare le condizioni possibili per un modello di sviluppo diverso”.

Nell'ultimo anno - ha ricordato Fracassi - il nostro Paese è stato colpito da tre eventi sismici importanti, da una serie di alluvioni e da una quantità enorme di incendi disastrosi. Dopo ogni tragedia, però, si sentono frasi e impegni determinati da una reazione di sorpresa. E questo è molto strano, perché l'Italia ha un grande tesoro di conoscenza custodito nei nostri enti di ricerca, è un Paese che conosce le proprie fragilità e la straordinarietà del suo patrimonio culturale e paesaggistico. E quindi si dovrebbe ben sapere che alcuni luoghi vanno protetti più di altri. Il dibattito successivo alle catastrofi, invece, è sempre pieno di appelli alla prevenzione che poi spariscono nelle politiche ordinarie, fino al disastro successivo”.

C'è quindi bisogno, secondo la Cgil, di un “ribaltamento del punto di vista su questi temi”. Perché per ora “manca una strategia complessiva per affrontare le catastrofi naturali”. Questo, invece, farebbe la differenza, perché “dopo gli eventi catastrofici non si determina solo la morte fisica delle persone ma anche la morte sociale ed economica delle comunità”. Bisogna quindi capire che “qualunque ricetta non più essere di breve respiro” e ogni intervento “necessità la sinergia tra tutti i soggetti istituzionali”. Serve, insomma, “una piattaforma integrata di lungo periodo che assicuri la certezza della legalità e la sicurezza del lavoro nelle fasi della manutenzione e della ricostruzione”.

Per questo - ha concluso Fracassi - vorremmo che ci fosse un impegno collettivo che nella prossima legislatura si concretizzi in una legge quadro sulle emergenze. Una legge che metta insieme le esperienze di questi anni e definisca compiti, limiti e qualità del lavoro nella ricostruzione. E che provi a fare un passo avanti in quei territori dove, per mero consenso, il 'dove era' e il 'come era' non si trasformano mai nel 'come dovrebbe' e nel 'come sarebbe meglio che fosse' per le comunità. La ricostruzione si deve accompagnare con un piano di sviluppo per il territorio”. L'obiettivo della Cgil è “contrastare lo spopolamento e le difficoltà oggettive che si determinano nei territori successivamente agli eventi catastrofici”. Il piano di sviluppo economico e sociale “deve essere parte integrante della ricostruzione, che non deve essere solo fisica ma anche sociale ed economica.”