Subito un decreto per assumere i precari. E subito anche un confronto con sindacati e personale della scuola per modificare i punti critici della riforma. Sono queste le richieste di Cgil, Cisl e Uil avanzate al governo, alla vigilia della ripresa della discussione parlamentare, con una lettera firmata dai segretari generali Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. “L’iter parlamentare del ddl Buona Scuola – si legge nella nota – è caratterizzato da incertezze e criticità rispetto all’obiettivo più volte dichiarato dal governo di approvare in tempi rapidi il progetto di riforma. Tali criticità sono il segno che l’ascolto reale del mondo della scuola non si è mai realizzato, anche a fronte delle grandi mobilitazioni e proteste che hanno segnato gli ultimi mesi, a partire dallo sciopero del 5 maggio scorso”.

Il prezzo di tale atteggiamento da parte dell’esecutivo, scrivono i sindacati, può essere “altissimo per tutti quei precari
che attendono la stabilizzazione del posto di lavoro e per il mondo della scuola (studenti, insegnanti, dirigenti e personale Ata) che attende un’inversione di tendenza rispetto alle politiche messe in campo negli ultimi anni, che hanno considerato l’istruzione un costo da tagliare più che una grande rete pubblica da valorizzare”. Cgil, Cisl e Uil ricordano anche che “l’impegno, assunto dal governo il 12 maggio scorso, di avviare un confronto costruttivo con le rappresentanze sindacali per modificare i punti critici del testo di legge si è risolto in un nulla di fatto. Ascolto e confronto presuppongono la disponibilità a determinare cambiamenti, disponibilità che non abbiamo mai riscontrato fino a oggi nell’esecutivo”.

Alla vigilia della ripresa della discussione parlamentare, dunque, i sindacati chiedono al governo
di “dare seguito agli impegni assunti”, con una convocazione che apra “in tempi rapidissimi un confronto vero con le rappresentanze sociali, garantendo comunque subito le assunzioni tramite decreto”. In conclusione, Camusso, Furlan e Barbagallo sottolineano che “la scuola pubblica, come ricorda Calamandrei, è ‘organo costituzionale’ ed ‘espressione di unità, di coesione e di uguaglianza civica’. Non può diventare strumento di battaglie politiche che poco hanno a che fare con il merito delle questioni: su questo terreno, non ci sono vincitori né vinti. Noi vogliamo che vinca la scuola, auspichiamo lo voglia anche chi ha la responsabilità di guidare il paese”.