Pubblichiamo di seguito l'ordine del giorno del Comitato direttivo della Filctem Cgil che si è riunito a Roma alla vigilia dello sciopero di domani (20/1) dei lavoratori Eni e Saipem

Il Comitato direttivo nazionale della Filctem-Cgil, riunitosi oggi  a Roma,  fa appello a tutte le strutture e a tutti i lavoratori italiani del gruppo Eni e della società Saipem di partecipare alla sciopero generale di otto ore indetto per domani, mercoledì 20 gennaio, e alle manifestazioni programmate in tutti i territori con presenza Eni. 

La campagna di mobilitazione, in atto da tempo, le numerose proteste e prese di posizioni politiche ed istituzionali in tutto il paese, hanno reso noto le reali intenzioni di Eni, inizialmente passate troppo sotto silenzio e nell'indifferenza di molti, che si accinge a chiudere una tra le  più importanti pagine dell'industria italiana, che pure ha consentito – attraverso l'integrazione raffinazione/chimica – di offrire una forte spina dorsale all'Italia industriale.  Infatti, dopo  la parziale cessione delle quote azionarie di Saipem, il Gruppo Eni si appresta a cambiare pelle per divenire un gruppo che opera esclusivamente all'estero, concentrando investimenti e attività solo in ricerca ed estrazione di gas e petrolio, operando di fatto come broker oil, perdendo quelle caratteristiche di azienda di “sistema” che ha garantito e garantisce l'insieme del ciclo produttivo, dall'estrazione al consumo: una situazione per noi inaccettabile. 

Cedere per Eni la raffinazione significa in larga parte perderla; rinunciare alla chimica “verde” significa precludere futuro all'Italia; abbandonare alcune attività di Saipem o mettere in discussione la presenza nel segmento retail della Direzione Gas & Power vuol dire svilire opportunità per le nostre aree, soprattutto quelle più depresse del Mezzogiorno, e determinare gravi problemi occupazionali. Ma il principale “pomo della discordia” diventato via via più rovente, è la dismissione della chimica con i suoi stabilimenti di Versalis a Porto Marghera, Ferrara, Mantova, Ravenna, Brindisi, Priolo, Ragusa, Porto Torres e Centro ricerche (oltre 6000 lavoratori tra diretti ed indiretti). L'Italia, senza Versalis sotto il controllo di Eni, non sarà in grado  di adeguare  il proprio processo produttivo in senso “green”, di una chimica  innovativa: rischieremo di importare prodotti sostenibili dall'estero, altro che modernizzazione del paese!