“Il Piano strategico regionale è apprezzabile nella sua impostazione, negli obiettivi di fondo e nelle misure generali ma può essere arricchito con ulteriori interventi”. Così, il segretario generale della Cgil Sardegna, Michele Carrus, nell’audizione stamattina alla terza commissione consiliare.

Due le principali osservazioni critiche del sindacato, che si sofferma più che altro su ciò che manca nell’impostazione complessiva: le politiche settoriali per il rilancio del manifatturiero e dell’industria e un piano per l’occupazione da concretizzare attraverso incentivi consistenti, selettivi e duraturi, e investimenti in opere pubbliche nelle quali reimpiegare i disoccupati. La Cgil ha sottolineato che sul testo licenziato dalla Giunta il confronto con le parti sociali non è stato adeguato, e l’auspicio è che il consiglio recuperi e concretizzi le osservazioni del sindacato.

“Le politiche dei settori produttivi sono insufficienti – ha detto il dirigente sindacale –. È corretto l’approccio fattoriale ai processi di sviluppo: un sistema cresce se è ben dotato di infrastrutture, servizi pubblici efficienti, istruzione di qualità. Tuttavia, ciascun ambito di intervento necessita anche di misure particolari, cioè di settore. Qualche esempio: lo sviluppo del sugheriero non può affidarsi solo alla pur fondamentale forestazione produttiva, ma anche a processi di aggregazione delle imprese e servizi che si realizzano nel distretto produttivo. Sostenere le filiere industriali del settore estrattivo, della ceramica o dell’alluminio, implica interventi sulle infrastrutture (reti energetiche), ma anche misure di sostegno all’innovazione e alla riorganizzazione delle imprese".

"Lo stesso sviluppo dell’agroindustria – continua Carrus – necessita di interventi specifici per la caratterizzazione delle materie prime, la qualificazione e commercializzazione delle produzioni. E poi occorre non solo individuare filiere innovative su cui imbastire lo sviluppo: per noi, nuove energie, settore biomedicale, chimica verde, blue economy, cantieristica navale aerospaziale, ma anche pensare alla pianificazione del territorio con incentivi alla localizzazione differenziati, che evidenzino attraverso il dialogo con le comunità locali, le ricadute e i vantaggi per i territori e per la regione”.

Sul lavoro, invece, “lo sguardo di prospettiva – ha rilevato Carrus – deve essere compensato da misure che affrontino l’attualità, fatta di urgenze che hanno il nome, il volto e le storie dei 25.000 ammortizzati in deroga, dei giovani che emigrano, delle donne senza lavoro e delle tante persone che nelle zone interne vedono ogni giorno che passa un pezzetto del loro mondo scomparire”.

Perciò, la Cgil ha proposto un piano che poggia su due pilastri: "Il primo – aggiunge il segretario generale della Cgil sarda –, sistemico, prevede misure di incentivazione alla creazione di nuovo lavoro, per i giovani e le donne, per le aree depresse, con riguardo ai settori innovativi e in espansione. Il secondo è il rilancio degli investimenti pubblici per far partire le opere immediatamente cantierabili, con procedure accelerate attraverso un fondo unico compartecipato da regione ed enti locali, che potrebbe rimettere in circolo i fondi bloccati dal patto di stabilità. In quei cantieri si possono  impiegare, introducendo indicazioni precise nei bandi, quote predeterminate di lavoratori in ammortizzatori in deroga, così da trovar loro una nuova occupazione anziché risorse per sussidi insufficienti e tardivi".