La San Pellegrino, azienda delle acque e delle bevande di proprietà della multinazionale Nestlè, ha ritirato il licenziamento dei 282 lavoratori. È questo uno dei risultati raggiunti dall’incontro che si è svolto questa mattina (1 aprile) presso la sede di Assolombarda tra i vertici del gruppo e le organizzazioni sindacali Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil.

Dall’incontro è scaturita anche la decisione da parte del gruppo di avviare un confronto sindacale (a partire dal prossimo 8 aprile) per la presentazione del piano industriale per il biennio 2008-2010 che preveda investimenti per i nove stabilimenti presenti in Italia, il rilancio dei marchi e il mantenimenti di tutti i livelli occupazionali.

Per affrontare l’attuale crisi dei consumi e delle vendite, invece, le parti hanno concordato l’eventuale utilizzo di strumenti quali la cassa integrazione ordinaria e straordinaria o dei contratti di solidarietà. I lavoratori, che hanno scioperato anche oggi e che erano presenti con un presidio fuori dalla sede di Assolombarda, hanno accolto la notizia del ritiro dei licenziamenti con un applauso, mostrandosi soddisfatti dei risultati raggiunti dall’iniziativa sindacale.

“Quanto ottenuto oggi – ha dichiarato il segretario nazionale della Flai Antonio Mattioli – dimostra che è possibile ritirare i licenziamenti e che si può cambiare strada. La partita però non è ancora finita ed è per questo che abbiamo deciso di mantenere lo stato di agitazione di tutti i lavoratori della San Pellegrino per portare l’azienda a confermare gli impegni presi”.

Soddisfazione è stata espressa
anche dal segretario generale della Flai Cgil del Veneto, Renzo Pellizzon: “Abbiamo bloccato – dice – la strada del licenziamento che produce la rottura dei rapporti di lavoro, per imboccare una visione che punti invece a tutelare l’occupazione e costruire nuove prospettive. Ora si apre una nuova fase che deve vederci impegnati a concludere positivamente questa vicenda, approdando ad un piano industriale che vada nel senso del rilancio delle produzioni. Per questo abbiamo deciso di mantenere lo stato di agitazione e continuare nel lavoro di coinvolgimento delle istituzioni”.