Nella legge di bilancio è saltata la stretta sui contratti a termine (da 36 a 24 mesi) e l'ampliamento dell'indennità in caso di licenziamento illegittimo. Non c'è stato l'accordo politico che si auspicava, dunque scompare il "pacchetto lavoro" che era stato proposto al Senato. Su indicazione del governo e del relatore alla manovra, il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, ha ritirato l'emendamento che portava da quattro ad a otto le mensilità minime da pagare al lavoratore in caso di licenziamento senza giusta causa. "L'esecutivo sta compiendo un errore che non è di poco conto - ha dichiarato alle agenzie -. La prossima legislatura dovrà affrontare questo problema, perché in Italia licenziare costa troppo poco ed è diventato troppo facile".

“Quanto si sta decidendo in queste ore sui temi del lavoro è grave e conferma l’incapacità dell’esecutivo a mantenere gli impegni”. Così la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti, commenta il ritiro in Commissione bilancio della Camera dei due emendamenti alla manovra, relativi appunto all’aumento dell’indennità di licenziamento e alla riduzione della durata massima dei contratti a tempo determinato.

 Per la dirigente sindacale “entrambi gli emendamenti, seppur di valenza limitata, provavano a mettere in discussione l’impianto complessivo del Jobs Act, le cui conseguenze disastrose sono state confermate quest’oggi dalla nota congiunta diffusa da Istat, Inail, Inps, ministero del Lavoro ed Anpal”. “Anche nel terzo trimestre - sottolinea - si registra una forte crescita dei contratti a tempo determinato e un calo dei tempi indeterminati”. “Lavoro di qualità e investimenti pubblici sono l’unica soluzione - conclude Scacchetti - per una crescita inclusiva e per affrontare l’emergenza della disoccupazione giovanile”.