Alla vigilia della manifestazione nazionale contro la reintroduzione dei voucher, prima abrogati accogliendo i quesiti referendari elaborati dalla Cgil e poi inseriti nella manovra di assestamento dei conti pubblici approvata ieri, RadioArticolo1 (www.radioarticolo1.it) ha organizzato lo speciale #SenzaRispetto che si è concluso con un’intervista a Susanna Camusso, segretario generale della Cgil.

“C'è una grande assenza della politica: non ha più un rapporto del paese, non rappresenta più una grande parte dei cittadini e di quelli che lavorano”, ha detto Camusso (podcast). Nella vicenda dei voucher, ha spiegato, “bisogna partire da una considerazione: c'è stata la scelta consapevole di escludere la partecipazione dei cittadini e delle organizzazioni sindacali. Così il governo ha deciso di inserire nella manovra di bilancio la norma sui nuovi voucher, che non c'entra niente con i conti pubblici”. 

Chi rappresenta il lavoro in questo paese?, si è chiesta Camusso. “In questo modo si sviliscono le istituzioni e il Parlamento – a suo avviso –, il paese si allontana sempre più proprio dalle istituzioni. Così fa uno straordinario danno alla democrazia, un vero e proprio 'schiaffo' come dice il titolo della nostra iniziativa. Quando si fa uno strappo alle regole, se non si mette subito rimedio diventa uno strappo che dura nel tempo: per questo rispondiamo con la nostra mobilitazione. Vogliamo un paese che si occupi di lavoro, giovani e del futuro”.

 

La politica non sa confrontarsi con questi temi. “La nostra organizzazione ha compiuto un'azione straordinaria, in questi mesi, e ha rimesso il tema del lavoro al centro della discussione. Oggi c'è un'ampia conoscenza delle persone sul tema dei voucher: abbiamo l'orgoglio della nostra azione”. Una iniziativa che comprende anche la Carta dei diritti: “Dopo l'incardinamento, speriamo che parta la discussione e inizino ad arrivare la risposte. Vogliamo una contrattazione inclusiva, che non parli più solo a chi è in grado di farla ma a tutti, anche a coloro che ne sono fuori e hanno scarsa rappresentanza sindacale. Dobbiamo sconfiggere la condizione di solitudine per ricostruire un legame solidale, La nostra storia è partecipazione, democrazia, voglia di cambiamento: dà il senso dello stare con gli altri. Va in piazza un grande popolo che non si rassegna al degrado e chiede una prospettiva, un progetto per il paese: saremo in tanti”, ha concluso.