“È necessario che nel passaggio in Senato si introducano modifiche che garantiscano una coerenza di sistema e che salvaguardino la natura parlamentare dell'ordinamento”. Così la Cgil in merito alla discussione sugli emendamenti al disegno di legge costituzionale "Boschi". La Cgil, spiega la nota, - non è e non è mai stata "contraria aprioristicamente all'approvazione di modifiche costituzionali, ma ogni modifica, anche auspicata, come il superamento del bicameralismo perfetto e l'istituzione di una seconda Camera rappresentativa delle Regioni e delle autonomie, deve essere volta a una semplificazione che rafforzi le istituzioni, non che le mortifichi. Il testo in discussione e gli emendamenti presentati dalla maggioranza parlamentare non rispondono a queste esigenze”.

Secondo la Cgil, se l'intento è creare una seconda "Camera delle Regioni e delle autonomie, luogo istituzionale di cooperazione tra i vari livelli di governo in cui il decentramento delle competenze legislative possa trovare una sede di bilanciamento a garanzia dell'unitarietà delle politiche pubbliche, le funzioni che l'articolato in discussione attribuisce al nuovo Senato non sono sufficienti". Con questo scopo non è coerente neanche "la contestuale riscrittura del Titolo V (in particolare dell'articolo 117), che riconduce a competenza esclusiva statale la quasi totalità delle materie fino a oggi di legislazione concorrente e introduce la clausola di supremazia, prefigurando un'eccessiva centralizzazione a livello statale, in particolare di governo". In questo modo, spiega la Cgil, le Regioni "saranno così marginalizzate nella determinazione di molte politiche pubbliche che interessano direttamente i territori, vanificando l'obiettivo di realizzare l'auspicato equilibrio tra unità e decentramento della legislazione”.

Ma c'è di più. “L'ambizione di velocizzare il procedimento legislativo - aggiunge la Confederazione -  è anch'essa tradita: le procedure per la discussione e l'approvazione delle leggi sono tanto diverse e confuse da lasciare troppe incognite e criticità per una riforma che ha il dichiarato obiettivo di rendere più rapido ed efficiente l'iter di approvazione delle leggi”.

Per il sindacato di Corso d'Italia, dunque, il provvedimento in esame "incide profondamente sul rapporto tra organizzazione democratica delle istituzioni e cittadini, su rappresentanza e partecipazione, soprattutto alla luce di una legge elettorale, già approvata, fortemente maggioritaria quale è l'Italicum, sulla cui costituzionalità permangono molti dubbi”. Per la Cgil, dunque, "la fiducia monocamerale, il voto a data certa per i provvedimenti di iniziativa governativa, senza alcun limite quantitativo e qualitativo, e le modalità di elezione degli organi di garanzia, incrinano fortemente l'equilibrio del sistema parlamentare, attribuendo al governo un sopravalore sull'assemblea rappresentativa la cui centralità è fortemente ridimensionata”.

Un disegno riformatore così fatto, ossia con "una sola Camera eletta a suffragio universale e diretto con sistema elettorale maggioritario, e titolare del rapporto fiduciario con il governo, al quale è consentito, oltre al decreto legge, la facoltà di porre in votazione a data certa i propri disegni di legge, deve trovare adeguati bilanciamenti". Occorrono, conclude la Cgil, "un'effettiva cooperazione con le Regioni, attraverso un Senato realmente funzionale, adeguate garanzie per le minoranze politiche, la terzietà degli organi di garanzia, strumenti di partecipazione attiva dei cittadini a partire dall’istituto referendario, adeguatamente disciplinato, e di consultazione delle formazioni sociali”.