“Ho trovato terribile l'immagine del Parlamento semivuoto quando si è votato l'ultimo testo di modifica costituzionale. Capiamo l'esigenza di rinnovamento, però non va bene la fretta con cui si procede alla riforma costituzionale e quella elettorale. Il rischio è finire come nel 2001 con la modifica del Titolo V, una modifica confusa che aveva tante contraddizioni e che ha prodotto moltissimi problemi”. A dirlo è il segretario confederale Cgil, Danilo Barbi, intervistato da RadioArticolo1 (qui il podcast).

Quanto alla nuova legge elettorale, “va valutata insieme alla modifica della legge costituzionale che supera il bicameralismo”, osserva il sindacalista. Ma in ogni caso c'è un problema di legittimità: “La scelta dei candidati per come si sta profilando non risponde a quanto la Corte ha detto sul Porcellum in merito al principio di rappresentatività: rischiamo di avere una situazione in cui quasi la metà del Parlamento è in realtà nominata”.

Poi c'è il meccanismo del ballottaggio. “In astratto non è sbagliato - osserva Barbi -, tuttavia nell'attuale formulazione può creare problemi perché non c'è una soglia minima e nemmeno la possibilità di apparentamento al secondo turno, cosa che peraltro accade in tutti i sistemi a doppio turno del mondo compresa la legge per i sindaci”.

Quali sono le conseguenze? “Tecnicamente - conclude - il ballottaggio per come è pensato nell'Italicum può permettere a un partito con il 20 o 25 per cento di avere il 55 per cento dei deputati nell'unica Camera che voterà praticamente tutto, può quindi condizionare l'elezione del presidente della Repubblica e di buona parte della Corte costituzionale”.