Un convegno sulla rappresentanza sindacale, i consigli di fabbrica e la loro lezione per il futuro. Si tiene oggi a Lecco, organizzato dall'associazione Pio Galli e la Fiom Cgil, con la partecipazione di molti protagonisti di quella stagione sindacale che raggiunse il suo culmine alla fine degli anni 60 e all’inizio del decennio dei 70 del Novecento. All’iniziativa partecipano anche il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, e il numero uno della Fiom, Maurizio Landini. QUI I LAVORI DELLA GIORNATA.

L’incontro nasce “per fare una discussione non tanto su quello che eravamo stati, ma per discutere della rappresentanza nei luoghi di lavoro oggi, provare quindi a conoscere il passato per essere in grado di affrontare meglio il presente e il futuro”. Così Tito Magni, ex segretario della Fiom Cgil e oggi presidente dell'associazione Pio Galli, ai microfoni di RadioArticolo1 (QUI IL PODCAST).

I Consigli di fabbrica, spiega Magni, “hanno avuto un valore inestimabile, perché sono stati la struttura che meglio ha rappresentato i bisogni e le soggettività dei lavoratori. Il Consiglio era eletto nel Gruppo omogeneo e quindi ogni reparto, ogni luogo di lavoro aveva un proprio rappresentante che insieme al Consiglio poi mediava, discuteva come dare le risposte. Oggi – prosegue - la rappresentanza sindacale è più espressione dell'organizzazione, mentre i Consigli erano espressione diretta dei lavoratori. E qui voglio sottolineare - visto che questa iniziativa la facciamo come Associazione Pio Galli – che Galli fu un grande dirigente sindacale che fece parte della dirigenza Trentin, fu responsabile dell'organizzazione, poi diventando segretario generale, fu la persona in grado di dare le gambe a questa idea dei Consigli”.

“Penso che oggi – dice ancora Magni - dovremmo ricordare che i Consigli avevano la rappresentanza degli impiegati, degli operai professionalizzati, degli operai della catena; oggi noi dovremmo essere in grado di rappresentare maggiormente gli emigrati, o i lavoratori con contratto a termine. Molto spesso queste figure (ne ho citate due ma ce ne sono altre) non sono dentro le Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie, ndr). Se non ci poniamo questo problema, difficilmente saremo in grado di rappresentare la complessità che c’è oggi nel mondo del lavoro”.

Magni ricorda che “l’iniziativa si tiene anche per sottolineare la necessità di arrivare a definire una legge che dia certezza del diritto alla rappresentanza, perché l'accordo tra le parti sociali tende a fatica a essere applicato”.

Rievocando le sue esperienze nei consigli, quand’era nel gruppo dirigente della Fiom, Magni cita l’esempio di alcune fabbriche di Lecco (Sae, Badoni) “dove le differenze di appartenenza a organizzazioni diverse venivano molto attenuate, cioè c'era un livello di solidarietà molto alto, cosa che – conclude - non vedo oggi”.