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"Il continuo accanirsi contro i talk show della Rai si ‘giustifica’ alla luce dei dati dell'Autorità per le Comunicazioni e nei suoi pronunciamenti, che volutamente si fatica a rendere noti e che vengono ignorati". Lo afferma oggi (11 aprile) il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, nel ricordare i dati dell’Agcom. “C'è una sproporzione già oggi ampiamente evidente nel tempo di antenna fra i soggetti politici ed istituzionali: molto più ampia nei Tg (in Rai di circa 2/3 e 1/3 fra maggioranza e opposizione e ancora più alta in Mediaset) solo in parte riequilibrata dagli altri programmi".
E' su questo aspetto che, secondo il sindacalista, "si vuole adesso operare, in modo inaccettabile, verso una informazione ancor più marcatamente di parte di quella attuale. Ma non basta. Se si guardasse anche al tempo concesso al pluralismo sociale in televisione si scoprirebbe che nei Tg sindacati e associazioni di categoria (più di 40 organizzazioni) hanno a disposizione tra l'1,06% e l'1,88% del tempo totale di trasmissione, cioè qualche secondo al giorno per organizzazione".
Per Fammoni "è evidente che le cose non funzionano, ma nel senso opposto a quello con cui si vuole intervenire. A questo si aggiunge la qualità delle informazioni. Parlo per esperienza del lavoro: delle cose che non si dicono e di quelle che vengono raccontate in modo distorto o di parte come realtà dei fatti. Ci sono precisi richiami da parte dell'Autorità per le Comunicazioni su questo stato di cose. Cosa si intenda fare?".
"Se non se ne tiene conto si mette in discussione l'autorità della commissione - prosegue - ed anche questo non è accettabile in uno stato di diritto. Ma poiché è evidente che si va in questa direzione è necessario chiamare in causa anche le autorità europee, rispetto alla verifica e al rispetto delle regole e contemporaneamente contribuire a produrre norme europee contro ogni forma di abuso e conflitto di interessi. La norma che dà ai cittadini la possibilità di una proposta di legge di iniziativa popolare a livello europeo è un nuovo e importante strumento che dall'Italia - conclude Fammoni - si può proporre a tutte le associazioni che si occupano di libera informazione in Europa".