"Nell'industria della raffinazione italiana sono a rischio nei prossimi anni 40.000 posti di lavoro tra diretti e indotto. Senza interventi di politica industriale e una seria programmazione, le 16 raffinerie italiane saranno quasi tutte destinate ad andare fuori mercato". Lo ha affermato il segretario della Uilcem (Unione Italiana Lavoratori Chimica Energia Manifatturiero), Augusto Pascucci. "Questa crisi può essere scongiurata soltanto - ha aggiunto Pascucci - in una logica di investimenti effettivamente commisurati al nostro fabbisogno e di riconversione strutturale che guardi anche all'esperienza delle bioraffinerie che si iniziano a sperimentare con successo in altre parti del mondo". Obiettivo di Pascucci è "richiamare l'attenzione sulla necessita' di misure di lungo periodo per fronteggiare la crisi di un settore che rappresenta un asset strategico per le necessità energetiche del nostro Paese".

Una posizione ribadita anche congiuntamente con i sindacati di categoria della Cgil e della Cisl nel corso di una recente Audizione in Commissione Attivita' Produttive della Camera e attraverso l'avvio di un Tavolo con il Ministero Sviluppo Economico e Up che inizierà a lavorare nelle prossime settimane. "Fino a pochi decenni fa - ha detto ancora Pascucci - l'Italia era il primo operatore europeo della raffinazione. Oggi, stante una sovraccapacità produttiva stabilizzatasi intorno ai 30 milioni di tonnellate annue, soltanto nell'arco di due o tre anni sono a rischio almeno 4-5 raffinerie di piccole dimensioni per un totale tra diretto e indotto di 8-9000 addetti".