A rischio sono 270 posti di lavoro. Sono quelli dei dipendenti della Cooperativa 29 Giugno, società appaltatrice della raccolta differenziata di alcuni quadranti della città di Roma per conto di Ama (azienda di servizi ambientali della Capitale). Il 31 ottobre scadrà il contratto di appalto, e le imprese che dovrebbero subentrare non hanno dato assicurazioni sul numero dei ri-assunti (secondo le indiscrezioni, più di un terzo resterebbe fuori) né sul salario che riceverebbero. Per i lavoratori, insomma, al momento non c’è alcuna vera prospettiva. Di qui la decisione dei sindacati di proclamare lo sciopero per oggi (lunedì 23 ottobre).

La Cooperativa 29 Giugno, che si occupa in particolare della raccolta differenziata delle utenze commerciali (plastica, vetro, carta e organico sono raccolti a mano, seguendo il sistema porta a porta), nell’agosto 2015 vinse la gara bandita da Ama per l'affidamento di 24 mesi del servizio per alcune aree di Roma (le zone centrali del I, II e IV Municipio). Venne poi travolta e commissariata in seguito all’arresto (e alla recente condanna a 19 anni per associazione a delinquere) del suo fondatore e presidente Salvatore Buzzi, nell’ambito dell’inchiesta “Mondo di mezzo”.

“Ama non dà risposte sulla tutela dell'occupazione dei lavoratori della Cooperativa 29 Giugno” denuncia il segretario Fp Cgil Roma e Lazio Natale Di Cola, annunciando lo sciopero: “Una mobilitazione che purtroppo avrà effetti sul decoro della città, ma che è dovuta agli errori della Cooperativa nell'effettuare un ribasso insostenibile e a un sistema degli appalti inefficace nella tutela del lavoro e dei servizi, che in Ama sconta per altro un'inefficienza storica”. La Cooperativa, infatti, per aggiudicarsi la gara propose un prezzo particolarmente basso (fortemente contestato dalla Fp Cgil), che l’ha portata a un “rosso” di bilancio di 12 milioni di euro, su cui però è ora in corso un contenzioso con la stessa Ama.

“Gli operatori sono frastornati” conclude Di Cola: “Dopo la dolorosa situazione creatasi nella cooperativa, già con l'ultimo cambio appalto hanno subito una mutazione del contratto nazionale di riferimento, un taglio medio delle buste paga superiore al 20 per cento e la perdita di oltre 25 posti di lavoro. Questa sordità e distanza dai problemi, tanto per le conseguenze sociali quanto per la ricaduta sull'offerta di servizi, è preoccupante, e denota l'incapacità di Ama nel correggere i problemi macroscopici del passato e del presente”.