Sull’ultimo numero de “L’Industria” (1/2016), rivista di economia politica industriale edita da “Il Mulino”, è stato pubblicato un articolo realizzato da Daniela Freddi e Ugo Rizzo dal titolo “Cambiamento tecnologico, upgrading e istituzioni di alta formazione. Modalità e canali di coevoluzione in un distretto tradizionale”, che riporta i risultati di uno studio condotto sul ruolo svolto dall’università nei processi di trasformazione tecnologica sperimentati nel distretto meccanico di Reggio Emilia. In particolare, il lavoro, del quale si riporta qui una sintesi, ha mirato allo studio dei meccanismi attraverso i quali le imprese appartenenti a settori a basso e medio contenuto tecnologico, i cosiddetti settori low-tech, assorbono tecnologie radicalmente nuove

Il distretto meccanico di Reggio Emilia, come diverse ricerche hanno messo in luce negli ultimi dieci anni, è in parte evoluto nel cluster della meccatronica, rappresentando così un caso di studio di particolare interesse. Si tratta di un caso di assorbimento della tecnologia meccatronica: un corpo di conoscenza radicalmente nuovo, che porta a un cambiamento di paradigma tecnologico e non a uno spostamento all’interno della stessa traiettoria tecnologica in imprese appartenenti al tradizionale settore meccanico.

Il filone di ricerca è stato avviato nel 2004 per mezzo di un’indagine che ha identificato i confini del distretto della meccatronica all’interno di quello meccanico. Al fine di identificare le imprese meccatroniche si è applicata una metodologia “a filtro”, che ha permesso di identificare 220 imprese aventi una specializzazione meccatronica: di queste 139 sono state identificate come produttrici di un prodotto meccatronico, mentre le restanti 81 come diretti subfornitori delle stesse. Attraverso questo studio si è poi identificato il livello di integrazione delle nuove tecnologie in quelle più tradizionali, evidenziando che le imprese che hanno assorbito la tecnologia meccatronica non lo hanno fatto né attraverso un’acquisizione dall’ambiente esterno, né attraverso la cooperazione orizzontale di attività specializzate in tecnologie diverse.

Al contrario, l’assorbimento è avvenuto attraverso attività di ricerca e sviluppo interne all’impresa. In altre parole, si è assistito a un processo di fusione di nuove e vecchie tecnologie a livello micro-economico, e non a un livello meso-economico. Il motivo per cui si è assistito a questo processo di assorbimento della conoscenza, è che al fine di operare su produzioni meccatroniche le imprese necessitano di gestire contemporaneamente tutte le diverse basi di conoscenza appartenenti al campo della meccatronica.

L’ultima fase della ricerca ha tentato di mettere in luce come rilevanti istituzioni locali, nello specifico la facoltà di Ingegneria Meccatronica dell’Università di Modena e Reggio Emilia nata nel 2000, abbiano influenzato il processo già in corso di upgrade tecnologico delle imprese del distretto della meccanica e/o siano state esse stesse influenzate da tale processo. A tale fine, sono stati esaminati i percorsi dei laureati di tale corso relativamente alla laurea specialistica e magistrale all’interno del sistema produttivo locale. Quindi, per mezzo di specifici casi studio su un campione di imprese sia meccatroniche che non, si è indagato l’effetto sulle attività innovative e sulle strategie di tali imprese scaturenti dall’integrazione di nuova conoscenza avvenuta attraverso l’inserimento dei laureati nelle funzioni di R&S di tali imprese. Infine, con l’obiettivo di comprendere il processo di coevoluzione tra istituzioni, imprese e tecnologia, sono state realizzate due interviste con il direttore del dipartimento a cui fa capo il corso di laurea in questione, il quale ha attivamente seguito il processo di nascita ed evoluzione del dipartimento stesso.

Quest’ultima fase di studio ha evidenziato come la nascita del corso di laurea in Ingegneria Meccatronica sia stata anche il frutto di uno stimolo locale, e precisamente dell’Associazione Industriali Reggio Emilia. L’evoluzione di parte delle imprese della meccanica in cluster della meccatronica si è verificata, secondo le modalità sopra richiamate, a partire dalla fine degli anni ottanta e soprattutto durante gli anni novanta. Questa evoluzione, unita alla competizione internazionale che muoveva l’enfasi del vantaggio competitivo su processi di innovazione e la generazione di nuovi prodotti, ha portato alla consapevolezza dell’importanza di incentivare la diffusione di nuova conoscenza nel sistema produttivo.

L’attività di lobby dell’Associazione Industriali Reggio Emilia verso la necessità di fornire al territorio la disponibilità di nuova conoscenza, ha contribuito in modo rilevante alla creazione del corso di laurea in Ingegneria Meccatronica, il quale si affiancava ai già esistenti tradizionali corsi di Ingegneria Meccanica e Ingegneria Informatica presso la sede di Modena: si tratta di una scelta strategica precisa, rivolta alle esigenze specifiche del territorio. Fin da subito pertanto si nota come lo stretto rapporto tra diversi attori del territorio (nello specifico, mondo accademico e associazione imprenditoriale) si possano riconoscere come alla base dei processi di sviluppo dinamico endogeno del sistema economico locale. In particolare, un importante bacino delle imprese meccaniche più tradizionali riconoscevano la necessità di dover apportare cambiamenti tecnologici per mantenere competitività.

In altre parole, tali imprese si rendevano conto che al fine di mantenere il vantaggio competitivo raggiunto, era necessario rinnovare le proprie capacità tecnologiche. La nascita di tale corso di laurea rappresenta quindi un’importante risposta istituzionale alle necessità manifestate dalle imprese del territorio, e in particolare da quelle tradizionali della meccanica, ma anche da quelle del cluster meccatronico. Il dipartimento “nasce sulla carta”, e non consiste nella trasformazione di un già esistente dipartimento: questo è un elemento importante, perché ha permesso la progettazione di un corso di laurea che rispondesse senza vincoli a quelli che erano gli input ricevuti dalle esigenze locali. Gli insegnamenti inseriti in tale corso di laurea vengono dunque pensati ad hoc rispetto a quelli che erano i fabbisogni del sistema produttivo del territorio in cui il corso viene localizzato.

Un primo livello di coevoluzione tra sistema produttivo e istituzioni è dato proprio dalla creazione del corso di laurea in Ingegneria Meccatronica, e poi dalle conseguenti modificazioni delle routine delle imprese non appartenenti al cluster della meccatronica. Il processo di coevoluzione, tuttavia, non si limita a tali elementi. Possiamo infatti notare come il dipartimento muti rispondendo in maniera sempre più precisa alle esigenze del sistema produttivo locale e alle evoluzioni di queste. Il personale appartenente al dipartimento di Scienze e Metodi, per la parte di ricercatori legati al corso in Ingegneria Meccatronica, si trova a essere sempre più coinvolto nei tavoli di discussione di vario livello sullo sviluppo locale. In altre parole, tale dipartimento assume un ruolo sempre più di primo piano nella definizione delle priorità e delle linee guida per lo sviluppo locale.

Figura 1 – Il processo coevolutivo fra università e cluster meccatronico

Non solo. Tale partecipazione attiva ai tavoli territoriali ha anche portato all’adattamento del dipartimento stesso rispetto alle rinnovate esigenze di tale tessuto produttivo. Di conseguenza, nonostante il framework di base su cui è stato disegnato il corso di laurea non abbia subito radicali modificazioni, alcuni cambiamenti si sono verificati. Tra questi, rilevante è l’introduzione, nella seconda metà degli anni 2000, di un corso di specializzazione in fluidodinamica. Le imprese della meccanica di Reggio Emilia infatti sono per una parte significativa caratterizzate da specializzazioni in questa disciplina e inizialmente, a livello di corso di laurea, non era stato previsto nessun tipo di specializzazione in tale materia.

Questo indirizzo di studio è stato inserito proprio in risposta all’emergere di tale esigenza, che si è verificata grazie al flusso di feedback tra sistema istituzionale e produttivo. Un altro elemento che mette in luce chiaramente i processi di coevoluzione tra sistema produttivo e università, è dato ancora una volta dagli effetti dell’introduzione dei laureati meccatronici nelle imprese locali, sia meccatroniche che non. Essendo molto spesso questi laureati, e seppur in numero inferiore anche dottorati, inseriti nelle funzioni di ricerca e sviluppo delle imprese in cui vengono assunti, accade che al sorgere di problemi complessi a cui il solo dipartimento di R&S dell’impresa non riesce a trovare risposta, questi laureati riportino le proprie problematiche ai professori che li hanno condotti alla laurea o al dottorato. In altre parole, capita spesso che la prima fonte di risposta alle problematiche più complesse relative ai processi innovativi delle imprese che assumono laureati meccatronici, venga ricercata nell’università stessa, e proprio per mezzo degli ex studenti.

Il settore privato, come noto, è sempre più una risorsa di finanziamento delle attività universitarie, e anche in questo caso l’interazione tra università e imprese porta allo scambio di conoscenze sia dalle università verso le imprese che in senso opposto. Le università comprendono quali sono i principali obiettivi di sviluppo tecnologico che le imprese necessitano proprio grazie ai contratti di ricerca e ai progetti che prevedono la creazione di posizioni di dottorato o di assegni di ricerca presso il dipartimento. Ma sono da sottolineare anche i processi di trasferimento tecnologico diretto tra mondo accademico e mondo produttivo, in particolare con la nascita di spin-off accademici, imprese che sfruttano economicamente risultati di ricerca universitari.

L’analisi dei processi attraverso cui l’università interagisce e configura il sistema economico in cui è inserita consente di comprendere l’importanza del rinnovo della base di conoscenza su cui le imprese di un territorio possono attingere. Tali argomenti sono particolarmente rilevanti per i territori, numerosi in Italia, che hanno fondato il loro sviluppo e il loro vantaggio economico sui distretti industriali. Fornire a un contesto le basi di conoscenza che possano permettere a questo di affrontare l’apprendimento tecnologico risulta un punto particolarmente rilevante, sia per gli studiosi, in quanto ancora la nostra conoscenza è limitata su questi temi, sia per i policy maker, che hanno a che fare con tali questioni in maniera sempre più frequente.