Centinaia di quadri e dirigenti sindacali delle Province si sono confrontati sul coordinamento tra Governo e Regioni nell’attuazione della riforma Delrio, sulla tenuta complessiva del sistema, ma anche sui livelli occupazionali e salariali. E' successo oggi, 25 febbraio, a Firenze, nel corso dell’assemblea nazionale unitaria indetta da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl. La giornata si è conclusa con la proclamazione da parte dei sindacati dello stato di agitazione per  tutto il personale. 

Molti gli interventi, che hanno raccontato un'Italia in difficoltà (ascolta qui i podcast da Radioarticolo1), da Nord a Sud, nella quale il collasso delle province sta creando enormi disagi ai cittadini. “Io lavoro in una provincia che insieme a Biella è l'unica in Italia da essere da oltre un anno in dissesto finanziario. Non percepiamo lo stipendio da più di 4 mesi, ma nonostante tutto abbiamo cercato di erogare i servizi, perché è il nostro dovere. Ma ormai non siamo più in grado di farlo. Proprio ieri è scoppiata la protesta. Abbiamo bloccato le strade, abbiamo fatto un sit-in in prefettura, ma purtroppo, anche se lottiamo non si riesce a trovare una soluzione”. A dirlo è stata Fabrizia Galati, lavoratrice della Provincia di Vibo Valentia. 

"Siamo una delle province più piccole d'Italia -  gli ha risposto Walter de Sanctis, lavoratore di Rieti -, ma portiamo la solidarietà ai colleghi in difficoltà. Anche perché tra poco tutti noi avremo bisogno di solidarietà. Finalmente qualcuno oggi si sta accorgendo che le province servono, perché vengono meno i servizi. Quindi è evidente che con questa riforma hanno fatto una confusione grandiosa. Ad esempio, noi, dovevamo mettere in atto la ridefinizione delle dotazioni organiche, ma non ci siamo riusciti. Perché non conosciamo le funzioni che la Regione Lazio potrebbe o dovrebbe attribuire alle Province. Insomma, il taglio è stato fatto ma non si possono rideterminare le dotazioni”. 

“E' in una fase di incertezza e tensione e da questa assemblea vogliamo far uscire degli spunti. Stiamo cercando di ottenere dei risultati e di sapere quali saranno le nostre prospettive. Ma purtroppo ho paura che sia una richiesta inutile, un quesito che magari alimenta delle false aspettative. Noi invece dobbiamo stare sul pezzo ed essere attivi. Dobbiamo spingere per dare ossigeno alla riforma. La riforma infatti deve partire dal basso, per reinventare il servizio e renderlo indispensabile, mantenendo una territorialità dei servizi. Non aspettiamo che la riforma ci sia data dalla politica, prendiamocela". E' quanto ha invece detto Elisabetta Pennacchia, impiegata della Provincia di Potenza.

“In Veneto stiamo vivendo un braccio di ferro tra la Regione e le province -ha invece raccontato Tania Giacomel di enezia -. Perché la giunta regionale ha varato un disegno di legge specifico per lasciare le funzioni a noi e così conservare lo status quo. E' chiaro che dietro c'è un disegno politico per contrastare la riforma. Ma oltre a questo abbiamo un problema interno, perché ogni provincia va per conto suo, e manca un coordinamento. Invece dobbiamo lottare insieme".

Una chiara richiesta di unità, quindi, accolta dai rappresentanti di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl. “Stamattina abbiamo dimostrato che i colleghi delle province non sono fatti solo di carne ed ossa, ma anche di grande passione, e di maturità. È importante, perché dobbiamo sempre difenderci da tutte le infamie che ci sono state rovesciate addosso e dai tagli che ci hanno impoveriti. Anche perché la nostra è una vertenza per difendere tutti, non solo i lavoratori della province, noi difendiamo i servizi fondamentali ai cittadini”. E' quanto ha detto Paolo Begattini, della segreteria regionale Toscana della Uil Fpl.

“Noi - ha affermato Daniela Volpato, della Cisl Funzione pubblica - continuiamo a denunciare che sono troppi i costi della politica, non certo i lavoratori e i servizi forniti ai cittadini. Il personale diminuisce, mentre non vediamo nessuna staffetta generazionale. Il tutto con una netta diminuzione dei servizi, sopratutto quelli socio-assistenziali e scolastici. Il tutto senza tener conto delle competenze perse o che trasferite dove non servono. Questa schizofrenia è inaccettabile.”

Nessun ente locale può scippare ai cittadini i servizi essenziali. Per questo la nostra vertenza si muoverà sia a livello territoriale sia a livello nazionale. Perché dobbiamo gestire una fase difficile e straordinariamente complicata del nostro quadro normativo. Non avremmo mai voluto trovarci in una situazione del genere, ma ormai ci siamo e dobbiamo gestirla, tenendo insieme tutti i livelli istituzionali. C'è infatti in atto un conflitto istituzionale tra le regioni e il governo su come gestire i servizi delle province, e l'arma che agitano siamo noi, i lavoratori. Per questo dobbiamo costruire vertenze in ogni territorio insieme a quella nazionale, per ottenere risultati. Tre miliardi di tagli alle province non sono sostenibili”. E' quanto ha infine affermato nel suo intervento Federico Bozzanca, segretario nazionale Fp Cgil.

“Però - ha concluso Bozzanca - dobbiamo rivolgere al governo delle richieste chiare. Vogliamo un inversione di tendenza nelle politiche economiche. Quelle finora realizzate stanno mettendo in crisi il sistema. E quello che sta succedendo in Grecia non è poi così lontano da quello che può succedere in Italia. Per questo raccomando l'unità sindacale. Questa partita la si vince solo tutti insieme. La battaglia sarà vinta solo se riusciremo a mantenere l'unità del mondo del lavoro”.