Sono 500 i posti a rischio in tutta Italia, in seguito alla dichiarazione di fallimento della società Dps, proprietaria del maggiore pacchetto dei negozi di elettrodomestici ed elettronica di consumo Trony. Gli esercizi chiusi sono 43, distribuiti in Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Puglia (dove sabato 17, davanti a uno dei tre negozi di Bari, si è svolta una manifestazione). Una crisi iniziata già nel 2015, spiegano i sindacati, originata da investimenti sbagliati, piani di razionalizzazione infruttuosi e anche dalle difficoltà dell’intero settore dovute al boom del commercio online.

La situazione della società Dps era in bilico da diverso tempo. L'azienda aveva chiesto un concordato preventivo, che però non è stato giudicato percorribile dal giudice fallimentare (del tribunale di Milano) che lo ha rifiutato, decretando il fallimento. “Ora non resta che gestire questa fase” aggiunge Alessio di Labio della Filcams Cgil: “L'obiettivo è individuare uno o più soggetti interessati a rilevare i 43 punti vendita. E poi chiedere un incontro al ministero del Lavoro perché ci sarà da organizzare la cassa integrazione dei lavoratori”.

Particolarmente critica è la situazione in Puglia. I lavoratori a rischio (nei 13 negozi della regione) sono 120: attendono ancora lo stipendio di febbraio, mentre da dicembre sono pagati soltanto al 20 per cento dello stipendio. “A livello nazionale - spiega la segretaria generale della Filcams pugliese Barbara Neglia - chiederemo un primo incontro al curatore fallimentare e, in modo parallelo, proveremo ad avere un confronto con il ministero allo Sviluppo economico per cercare di trovare soluzioni alternative al licenziamento dei dipendenti”.