Prosegue la battaglia dei dipendenti di Poste Italiane contro la privatizzazione, i tagli previsti al personale e per il miglioramento dei servizi. Inizia infatti oggi (lunedì 13 marzo) lo sciopero nazionale delle prestazioni straordinarie e del prolungamento orario (il “conto ore”), che durerà fino al 12 aprile prossimo. A proclamare la protesta sono i sindacati Slc Cgil, Cobas, Pt-Cub-Usb, Slp Cisl, Failp Cisal, Confsal Com e Ugl Com.

Il cahier de doléances dei lavoratori è molto nutrito. I sindacati criticano la nuova organizzazione del recapito a giorni alterni che penalizza cittadini e imprese, lamentano l’ormai cronica carenza di personale e i turni di lavoro sempre più pesanti, contestano la politica di dismissione di sedi e sportelli, denunciano le continue pressioni commerciali sui lavoratori, che fa sembrare l’azienda più simile a una banca che a un servizio di carattere sociale.

Soprattutto Slc Cgil, Cobas, Pt-Cub-Usb, Slp Cisl, Failp Cisal, Confsal Com e Ugl Com avversano la privatizzazione di Poste Italiane, che dovrebbe vedere entro qualche mese la cessione della terza e ultima tranche del gruppo (pari al 30 per cento), dopo la vendita nel 2015 del 35 per cento del capitale e l’alienazione di un altro 35 per cento alla Cassa depositi e prestiti. Con questa immissione sul mercato Poste Italiane, che era una delle principali aziende del Paese partecipate dal pubblico, sarà interamente in mani private.

Una scelta che Cgil e Slc ritengono del tutto sbagliata. “Poste Italiane – hanno spiegato di recente in una nota congiunta il segretario confederale Vincenzo Colla e il segretario generale della categoria Massimo Cestaro - svolge un ruolo preminentemente pubblico sia dal punto di vista della sua diffusione nel territorio e del servizio di 'prossimità' che esso offre, sia nella raccolta del risparmio di milioni di cittadini che continuano a vedere Poste Italiane come un interfaccia dello Stato stabilendo, per questo, un profondo rapporto fiduciario”.

Per Cgil e Slc Poste Italiane “può e deve diventare un volano centrale per lo sviluppo dell'industria 4.0. Ne ha tutte le caratteristiche, anche dal punto di vista dei processi e dell'innovazione tecnologica, essendo tra le principali aziende del paese per la gestione di una rete informatica tra le più evolute, sia dal punto di vista del processo sia per quanto riguarda il prodotto e il servizio offerto”.

Colla e Cestaro individuano il futuro di Poste Italiane nel “diventare il principale gestore di logistica. Lo sviluppo dell'e-commerce e il conseguente aumento esponenziale del flusso di merci non può vedere il gruppo fuori da questo fondamentale segmento del mercato”. I due esponenti sindacali rilevano anche che “l'immenso capitale immobiliare di Poste appare in larga misura inutilizzato o sottoutilizzato: un capitale straordinario utile al fine dello sviluppo della logistica integrata nonché a garantire significativi livelli occupazionali”. Ma c’è di più: Poste Italiane possiede i dati di circa 33 milioni di soggetti (piccole imprese, enti locali, e in larghissima maggioranza cittadini), che “hanno confidato nella funzione pubblica dell'azienda”. Su questo aspetto, dunque, Colla e Cestaro ritengono che “la politica debba interrogarsi attentamente prima di procedere alla totale privatizzazione di Poste”.

In conclusione, per Slc e Cgil, la combinazione “tra operatore di logistica, raccolta del risparmio, offerta di prodotti e servizi informatici, gestione del servizio universale postale, fanno del gruppo un punto di eccellenza fondamentale per lo sviluppo, in particolare per la necessaria integrazione economica tra aree forti e aree deboli presenti nel paese che, per questo, impone una significativa presenza del ruolo pubblico”. Abdicare totalmente a questa funzione strategica per l'Italia “solo per una mera operazione di cassa - concludono Colla e Cestaro - appare quanto di più sbagliato questo governo possa compiere”.