Per ora i sindacati e la Rsu mantengono toni bassi, ma è evidente che la preoccupazione per il futuro della Perugina, una delle più importanti realtà produttive dell'Umbria, è forte. Dopo un accordo "storico" con 60 milioni di euro di investimenti siglato nell'aprile 2016, nei giorni scorsi Nestlè, proprietaria della fabbrica di cioccolato, sembra infatti aver cambiato atteggiamento. Nell'incontro in Confindustria a Perugia dello scorso 9 maggio, i manager della multinazionale elvetica hanno manifestato l'intenzione di intervenire unilaterlamente sugli organici. E i numeri in ballo sono assolutamente pesanti, sopra le 200 unità.

I sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e Uil Uil dell'Umbria, insieme alla Rsu dello stabilimento di San Sisto, hanno subito bollato la mossa di Nestlé come "una fuga in avanti" e questo perché "ad un anno dal termine dell’accordo è prematuro e controproducente parlare di numeri, perché si tradisce lo spirito e il contenuto dell’intesa raggiunta che parla di condivisione e step di verifiche continui". Di qui la richiesta di una "ricomposizione" della frattura all'interno della commissione bilaterale che dalla sigla dell'accordo nel 2016 è stata incaricata della gestione della riorganizzazione e degli investimenti. 

"La scelta di valorizzare il nostro ruolo di protagonisti in questa preoccupante fase della vita della nostra fabbrica - si legge ancora nella nota di sindacati e Rsu - è figlia di una consapevolezza mai negata del problema esuberi (non a caso negli ultimi 5 anni abbiamo sempre fatto uso di ammortizzatori sociali), rispetto al quale però l’accordo del 7 aprile 2016 doveva e deve essere, a nostro avviso, ancora un valido strumento alternativo, che nulla ha a che fare con la frettolosa soluzione che ha presentato l’azienda".

Anche per Mauro Macchiesi, della segreteria nazionale della Flai Cgil, l'azienda sta venendo meno ai suoi impegni: "Gli accordi sottoscritti sono in funzione della tutela dei livelli lavorativi - ha detto il sindacalista al Corriere dell'Umbria - e ogni iniziativa da parte dell'azienda in questo senso va a infrangere quegli accordi". 

Insomma, l'idea che 60 milioni di investimenti possano essere irrilevanti rispetto ai livelli occupazionali proprio non va giù ai sindacati che hanno immediatamente richiesto la riapertura del tavolo direttamente al Mise e alla viceministra Teresa Bellanova. Contemporaneamente è stata convocata l'assemblea in fabbrica che si terrà entro la fine della settimana. Sempre in settimana dovrebbe tornare a riunirsi la commissione bilaterale interna per la gestione dell'accordo.