“Nonostante l’apprezzamento per il richiamo fatto dal viceministro Bellanova affinché si apra un confronto ripartendo dal piano industriale dell’aprile 2016, resta in fabbrica la preoccupazione dei lavoratori”. E’ quanto affermano le rappresentanze sindacali unitarie del gruppo Nestlè Perugina all’indomani delle assemblee generali svoltesi il 28 settembre a Perugia, mentre il 27 si è tenuto un incontro al ministero dello Sviluppo economico. La tensione, a causa degli esuberi annunciati dall’azienda, resta quindi alta.

Le Rsu chiedono “che il tavolo venga convocato a breve e solo dopo potremo dire se abbiamo fatto passi in avanti oppure no”. Resta confermato lo stato di agitazione con il blocco degli straordinari e delle flessibilità. E lanciano un appello per una giornata di mobilitazione generale da tenersi sabato 7 ottobre a Perugia, nel centro storico della città. "Il tempo stringe - dicono i lavoratori -, abbiamo bisogno del sostegno di tutti. Per cui invitiamo le istituzioni, le associazioni, gli studenti, i pensionati, le forze politiche e sociali a raccogliere questo appello e scendere in piazza con noi. Ma soprattutto chiediamo ai lavoratori e alle lavoratrici delle altre aziende, del pubblico impiego, del terziario, delle cooperative, di unire le forze per difendere il lavoro e rimetterlo al centro dell'attenzione pubblica".

“Quella di mercoledì 27 settembre è stata una giornata molto importante – ricostruiscono le Rsu –. Fuori dai cancelli della fabbrica oltre ai lavoratori della Perugina c’erano istituzioni, partiti politici, associazioni, categorie sindacali, esponenti della Chiesa, ma soprattutto tanti lavoratori di aziende che vivono situazioni analoghe alla nostra, senza nemmeno la visibilità che abbiamo noi. Riteniamo che la vertenza Perugina si debba pertanto allargare a tutto il territorio e, nel ribadire la centralità della fabbrica per il sistema locale, chiediamo che si organizzi una grande manifestazione che, partendo dalla Perugina, abbracci tutte le realtà produttive, rimettendo al centro il tema del lavoro e dell’occupazione”.

I lavoratori chiedono che “politica e istituzioni” si facciano “garanti delle persone che rappresentano, anche attraverso tutele legislative atte a frenare i casi come quello che avviene in Perugina, dove basta il cambio di un manager a livello mondiale per mettere in pericolo il futuro lavorativo di oltre 350 famiglie. Chiediamo altresì un nuovo incontro al nuovo Presidente della Cei nonché Arcivescovo di Perugia, il cardinale Bassetti, che più volte ha mostrato sensibilità su queste tematiche”.

“Troppe volte – concludono – assistiamo a scelte non dettate da una logica industriale, ma spinte da interessi che poco hanno a che fare con quello che per noi deve essere il caposaldo del sistema, ossia che è il lavoro a creare la ricchezza e non la finanza. Dobbiamo dire no alla logica del profitto a tutti i costi. Non possono esistere investimenti per licenziare. Diciamo no ai 364 esuberi”.