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È una sfida vera e propria, dichiarata per altro dal primo momento, quella che i lavoratori e i sindacati della Perugina Nestlè hanno lanciato oggi alla multinazionale svizzera, proprietaria della storica fabbrica di cioccolato di San Sisto (Perugia). Una sfida che parte dal basso e punta a scalare una montagna, un’impresa globale che fattura 91 miliardi di franchi svizzeri all’anno, più o meno il doppio del Pil della Bulgaria. Una sfida, però, che poggia sulla forza delle proposte concrete e delle idee.
“Oggi presentiamo il nostro piano industriale”, ha spiegato Michele Greco, segretario generale della Flai Cgil dell’Umbria, aprendo i lavori dell’incontro “Perugina: un bene comune... un futuro da costruire”, organizzato mercoledì 11 marzo, in una splendida sala del centro storico di Perugia, da Cgil, Cisl e Uil, insieme alle categorie Flai, Fai e Uila e alla Rsu Perugina. A discutere con i lavoratori e le loro organizzazioni, il sindaco di Perugia, Andrea Romizi, la presidente della Regione, Catiuscia Marini e Giampiero Castano, Responsabile Vertenze al ministero dello Sviluppo Economico.
“Ci siamo posti l’obiettivo ambizioso di immaginare come, in un mercato difficile come quello del cioccolato ed in una situazione di crisi come quella attuale, si possa chiedere anche ad una multinazionale come la Nestlè di credere ed investire nel nostro paese”, ha spiegato nella relazione di apertura Luca Turcheria, coordinatore della Rsu Perugina. Prima di tutto la Perugina non può essere una “fabbrica monoprodotto”. Non basta il Bacio, dunque, perché, nonostante la sua grande forza internazionale, è un prodotto da solo “incapace di sostenere i livelli occupazionali che oggi conosciamo”.
Turcheria ha denunciato il “lento ma costante calo dei volumi produttivi” degli ultimi anni, fino a rendere necessario il ricorso agli ammortizzatori sociali. Nel 2014 e nel 2015 poi la situazione è ulteriormente peggiorata, con la produzione che quest’anno dovrebbe scendere a circa 24.500 tonnellate, dato più basso di sempre per la fabbrica di cioccolata, con la conseguente dichiarazione da parte di Nestlè di 210 esuberi. Di qui la necessità di cambiare passo e strategia, cosa che il management Nestlè – accusano i lavoratori – non sta facendo, preferendo giocare in difesa, in attesa di un’uscita dalla crisi che al momento però non appare prossima. “Dobbiamo sfidare l’azienda nel merito – ha detto Daniele Marcaccioli, segretario della Uila Uil Umbria – sia sul territorio che a livello europeo attraverso le segreterie nazionali del sindacato”.
Ed ecco allora le proposte che arrivano dagli operai. Rilancio della produzione di caramelle, da sempre fiore all’occhiello della Perugina, con prodotti di grandissimo successo come le Rossana o gli Spicchi. Esprimere le grandi potenzialità del modellaggio che conta dieci linee produttive lunghe 200 metri, 150 addetti, 100 e più codici di produzione. Aggredire il mercato della Confiserie, che ha sempre caratterizzato il marchio Perugina. Investire di più anche sul Bacio, prodotto “che vive di storia e qualità proprie, ma non avanza, semmai perde qualcosina, anche se la sua unicità gli evita concorrenze pericolose”. Infine, il vero nodo da sciogliere, secondo la Rsu, è quello della contro stagionalità.
“È necessario che sul sito di San Sisto – ha detto ancora Turcheria - si implementi una produzione contro stagionale pura, in grado di rendere sostenibile il livello occupazionale non soltanto in termini di capacità massima, ma anche in termini di copertura del rapporto ore/tonnellate”. La soluzione proposta dalla Rsu e appoggiata con convinzione anche dalle organizzazioni sindacali è quella del caffè in cialde, marchio Nespresso, prodotto in grande espansione anche in Italia.
“Si tratterebbe di una scelta logica – ha ribadito nel suo intervento Ulderico Sbarra, segretario generale della Cisl dell’Umbria – in quanto l’espresso è un prodotto italiano, che ha in Italia un mercato importante e che potrebbe costituire davvero un volano di sviluppo per Perugina”. “Insomma, esistono tutte le condizioni industriali e di mercato affinché si possa disegnare un nuovo futuro per la nostra fabbrica – ha concluso Turcheria - ci manca il ‘pezzettino’ che attiene alla controparte e cioè la volontà di proseguire in maniera sostanziale la storia dello stabilimento di San Sisto. È necessario convincere la multinazionale a farlo”. Da parte istituzionale sono arrivati segnali di apprezzamento per lo sforzo propositivo sostenuto dalla Rsu. Il sindaco di Perugia, Andrea Romizi, ha sottolineato “l’apprensione” con cui l’amministrazione comunale sta vivendo la vertenza, in attesa di un piano industriale (quello di parte aziendale) che non arriva, e ha ribadito la necessità di “ricollegare in maniera forte la città e la sua immagine con il brand Perugina”.
Preoccupata anche la presidente della Regione, Catiuscia Marini: “Al di là delle indicazioni di buoni propositi che ci sono state date dal management, vorremmo vedere se nel piano industriale ci sono elementi positivi per le produzioni di Nestlé in Italia ed in particolare per Perugina”. Marini ha indicato dunque la necessità di incalzare la multinazionale sui nodi dell’export, della rete commerciale e dei mercati globali. Su questo – ha aggiunto rivolgendosi al responsabile vertenze del Mise, Giampiero Castano – è necessario che il governo apra un’interlocuzione di livello nazionale con l’azienda”.
Da parte sua il rappresentante del Ministero dello Sviluppo Economico ha espresso apprezzamento per l’iniziativa di sindacati e Rsu: “Oggi state cercando di evitare che il mio lavoro aumenti”, ha detto, per poi assicurare l’impegno del governo nazionale volto prima di tutto ad evitare gli esuberi e contemporaneamente a favorire un rilancio delle produzioni di Nestlé in Italia, a partire da Perugina. “Per questo vogliamo attivare un confronto non solo con la dirigenza italiana, ma con i vertici europei e mondiali della multinazionale”, ha annunciato Castano.
Un concetto ribadito anche dal segretario nazionale Flai Mauro Macchiesi: “C’è un problema di management evidente – ha detto – per questo domani (giovedì 12 marzo, ndr) nell’incontro con la dirigenza italiana chiederemo che entro la fine del mese venga presentata una proposta di piano industriale, ma al contempo ben venga l’iniziativa del governo, con il supporto delle istituzioni locali, per salvaguardare la presenza industriale di Nestlé in Italia, che senza Perugina non ci sarebbe sostanzialmente più. Ed è evidente – ha concluso Macchiesi – che vista la posta in gioco, non serve un confronto con chi si occupa di personale, ma bisogna relazionarsi con gli amministratori delegati di Nestlé Italia e Nestlé Europa, che hanno in mano le chiavi per rilanciare davvero le produzioni e salvaguardare il futuro di Perugina”.