Ivan Pedretti è stato confermato alla guida dello Spi, il sindacato dei pensionati della Cgil. Ad eleggerlo, con il 90% dei consensi, l’assemblea generale che si è riunita in conclusione dei lavori del congresso nazionale che si è tenuto dal 9 all’11 gennaio al Lingotto di Torino e a cui hanno partecipato oltre 700 delegati e delegate provenienti da tutta Italia. “Evitiamo di arrivare a Bari divisi e di fare la conta”, ha detto Pedretti chiudendo il congresso in vista di quello della Cgil nazionale che si terrà dal 22 al 25 gennaio a Bari. “La democrazia – ha continuato – ci può aiutare. Non dobbiamo avere paura. Chi si candida a governare la Cgil deve poterla guardare in faccia. Ai due candidati dico ‘provateci’ perché è utile per tutti. C’è ancora uno spazio per arrivare a una soluzione unitaria e io sono per ricercarla”. “Cara Susanna – ha esordito il dirigente sindacale nel suo discorso prima del voto finale –, sono proprio d'accordo: la Cgil, lo Spi, devono avere uno sguardo lungo, la capacità di capire i processi di cambiamento, le trasformazioni, e provare a governare e tutelare al meglio la rappresentanza di lavoratori, lavoratrici, pensionate e pensionati. E spero, auspico, che faremo un grande sforzo per rappresentare le nuove generazioni, coloro che non hanno avuto la possibilità, come l'abbiamo avuta noi, di poterci organizzare e stare in un collettivo dove costruire proposte e azioni, ribellandoci ai poteri costituiti”. 

Nella parte iniziale del suo discorso durato una quarantina di minuti, aperto nel ricordo di Fabrizio De André, Pedretti si è soffermato a lungo sul ruolo del sindacato nella società: “Lo ha sempre avuto nei cambiamenti: a volte ha saputo interpretarli, persino guidarli, altre volte ha dovuto difendersi. Lo ha fatto però sempre con la grande capacità di stare insieme e dare una risposta collettiva ai bisogni delle persone. Oggi è più difficile, ho provato a dirlo anche nella relazione: la fabbrica non è più quella di ieri. Ma è sul territorio che ci dobbiamo misurare, per capire come i cambiamenti incidono sulla vita delle persone in carne e ossa”. La Carta dei diritti della Cgil resta un punto essenziale, “ma non può stare depositata in Parlamento e basta”, aggiunge: “Bisogna riprendere la sua azione, deve diventare un soggetto di discussione vera anche con Cisl e Uil, perché parliamo dei diritti di milioni di persone e noi quell’obiettivo lo dobbiamo raggiungere”. A fianco ad essa, però, “deve esserci anche una risposta di tutela dei diritti delle persone anziane che rappresentano gran parte della società: questo deve entrare nella testa e nel corpo vivo della nostra organizzazione: è un tema generale, non soltanto dei pensionati. C’è bisogno di una Cgil forte, unita, che faccia dell’innovazione la sua idea di fondo, chiedendo ai lavoratori forti di sostenere un’azione solidale per i più deboli, perché quello che sta succedendo in questo Paese è davvero la verticalizzazione corporativa. Ma la Cgil e la sua confederalità così si indeboliscono, perciò bisogna guardare a un’idea larga della sua organizzazione, e aprire una discussone profonda sul ruolo verticale e confederale”. 

In una società siffatta, dove le protezioni sociali per i giovani, le donne e gli anziani, sono messe seriamente in discussione, "l’unica via – ha sottolineato l'esponente dello Spi – è proporre un welfare universale. La salute è di tutti, non si può separare tra un territorio e l’altro. L'operazione messa in piedi della Lega prima, e sostenuta oggi persino dal M5s, di rafforzamento del potere della territorialità, è foriera delle divisioni. Ma anche la locomotiva di Milano può incepparsi se il Paese si rompe, è un tema di tutti". La divisione indebolisce la democrazia, "perciò c'è bisogno ancora dell’ossigeno della democrazia di mandato, partecipata, del ruolo dei soggetti intermedi, altrimenti un Paese altrimenti non sta in piedi. Noi dobbiamo sostenere con forza questo obiettivo e la prima cosa da fare è discutere con i nostri rappresentati, provare a litigare con loro, anche se qualcuno ci fischierà. Non è una questione ideologica, ma di merito: quota 100 non è la riforma della Fornero, dobbiamo spiegarlo ai lavoratori. Perché se io dico che va bene, sto avallando un’azione di disuguaglianza sociale che lascia fuori le donne e i giovani con carriere discontinue". Tra i temi toccati e ribaditi, c'è anche la sollecitazione a "guardare avanti per un’idea di un nuovo sindacalismo unitario confederale. È possibile farlo, bisogna provarci – insiste Pedretti –, anche in virtù del cambiamento politico e sociale straordinario che stiamo vivendo. La manifestazione unitaria del 9 febbraio sarà una prima grande iniziativa per aprire una fase nuova e lo Spi sarà presente con tutta la sua forza, perché quello è uno spazio di innovazione". Così come con forza il sindacato deve stare sul territorio, "come abbiamo fatto per esempio aiutando le persone colpite dal terremoto".

Infine, il passaggio sulle questioni interne. "Il sindacato dei pensionati – ha osservato – in questi tempi è messo sotto attacco, quindi bisogna provare a difenderlo. Se qualcuno vuole scioglierlo, apriamo una discussione e io sarò pronto a spiegare il perché sarebbe una tragedia per la Cgil. La dimostrazione è che la Ig Metall in Germania non è diventata più forte inglobando i pensionati, e nello stesso tempo ha lasciato la tutela delle persone anziane in mano solo alla politica. L’identità confederale deve invece essere rafforzata e noi lo stiamo facendo, abbiamo il compito di far conoscere la nostra storia ai tanti che si iscrivono al sindacato dei pensionati senza conoscere la Cgil". Quanto alla disputa per la segreteria generale del dopo Camusso, "io non ho mai fatto un nome. Nelle sedi ufficiali si rispettano le regole, sarà l’assemblea generale a decidere: ognuno voterà per le sue ragioni e convinzioni, ma non drammatizziamo questa situazione, la democrazia ci può aiutare. Per questo mi piacciono i congressi in cui si discute liberamente di posizioni politiche. Sicuramente faremo un segretario generale, non dobbiamo avere paura dei percorsi democratici, usiamoli al meglio. Evitiamo però di arrivare divisi, alla conta. Sono convinto che possiamo farcela, Proviamoci fino in fondo. E il segretario che uscirà a Bari, sarà il segretario di tutti, me compreso”.

 

 

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